Su rugbisti e pallatonda: la lezione di Nigel Owens

“I don’t think we’ve met before, but I’m the referee”. Traduzione: non credo ci siamo mai incontrati prima, ma io sono l’arbitro. (l’articolo prosegue dopo il video)


Sarcasmo e ironia, ma pure la capacità di far pesare la propria autorità senza essere stupidamente autoritari. E scusate il calembour.
Quelle poche parole pronunciate sabato sera dall’arbitro Nigel Owens durante Munster-Benetton Treviso di Pro12 sono già diventate una specie di mantra per il popolo del rugby, specialmente nella comunità del web. Anche perché sono state seguite da una frustata: “This is not soccer”. E qui non credo ci sia bisogno di alcuna traduzione.
Per chi non avesse visto la partita: il mediano di mischia del Benetton Tobie Botes che protesta per una decisione arbitrale e viene redarguito nel modo di cui sopra. Per i non conoscitori del rugby: il direttore di gara ha a disposizione diverse “contromisure” contro le proteste, che vanno dall’ammonizione al giocatore (10 minuti fuori dal campo), a un avvicinamento della palla verso la linea di meta di 10 metri, fino all’inversione della punizione (nel caso di un giocatore che ha ottenuto il fallo ma chiede anche un cartellino giallo per l’avversario, ad esempio). Ma di base c’è comunque il riconoscimento dell’autorità dell’arbitro, una cosa che viene insegnata fin dai ragazzini in su. Insomma, la cultura è questa: non si protesta e non si fa il furbo.
Non voglio fare la solita tiritera sulla presunta “superiorità” del rugby sul pallone. Idioti e presunti furbi ce ne sono pure a Ovalia, come ovunque. Non credo che i rugbisti siano antropologicamente migliori di chicchessia, ma hanno due vantaggi rispetto ai pallatonda: hanno una “cultura” di base che quantomeno condanna certi comportamenti e soprattutto una diffusa riprovazione sociale verso quegli stessi atteggiamenti. Io penso che al calcio manchi soprattutto la seconda. D’altronde quando ci si allena per imparare a buttarsi meglio non è che si può andare molto lontano, e se lo fanno nelle squadre più importanti figurarsi a Canicattì (non ci credete? Guardate qua).
Il fatto è che il mondo del calcio non sembra abbia una gran voglia di cambiare, ed è per questo che a noialtri fa un po’ paura e “temiamo” di diventare quella roba lì. Intendiamoci, a me il calcio piace, però mi sono venuti terribilmente a noia sceneggiate, proteste, gli alibi continui e paccottaglia varia.
Perché nel siparietto Owens-Botes tutti hanno sottolineato l’atteggiamento dell’arbitro, ma pure quello del giocatore non è da meno: una volta redarguito (“tu pensa a fare il tuo lavoro, che io faccio il mio”) non ha più detto nulla. Mi immagino quella scena trasportata su un qualsiasi campo di Serie A e provo a contare quantità e qualità di insulti che l’arbitro avrebbe ricevuto dai giocatori (taccio del pubblico).
E pensate se quei due attori – pubblico e giocatori – avessero saputo che Nigel Owens è dichiaratamente gay…

19 pensieri su “Su rugbisti e pallatonda: la lezione di Nigel Owens”

  1. ci sono delle differenze, nel senso che e’ vero che la cultura del rugby e’ incentrata sul rispetto dell’avversario, ma e’ anche vero che in molti stadi, ed in molti partite si dimentica.

    ma non prenderei un episodio e generalizzarlo. l’episodio del canicatti’ e’ molto meno peggio del bloodgate, e non ci vedo molta differenza con gli allenamenti quotidiani di molte squadre di rugby. continuare a prendere un po’ in giro il regolamento, come fanno di solito le grandi squadre nazionali, NZ in primis, ma rispettando l’arbitro non mi sembra poi un grande successo del rugby.

    il problema del rugby e’ che molte regole sono ‘soggettive’, e dipendono dall’appicazione dell’arbitro, mentre nel calcio c’e’ molta meno soggettivita’. e soprattutto, fino a quando in partita non capita la regola specifica, non sai mai qual’e’ il metro. e se hai giocato con lo stesso arbitro la settimana prima sei avvantaggiato.

    la soggezione psicologica c’e’ in entrambi gli sport, con la differenza che nel rugby, quando prendi 3 o 4 mete l’arbitro si salva la faccia con ‘lavresti perso cmq’. ed a forza di arbitrare male partite con risultati certi, poi toppano quelle incerte. perche’ se fai male in allenamento sicuramente farai male in partita.

    nel calcio c’e’ un ambizione degli arbitri ad essere perfetti, ed a non sbagliare niente. nel rugby, pur di diventare terza parte in partita, c’e’ spazio per la soggettivita’ dell’arbitro e quindi spazio per arbitraggi incoerenti. se il calcio avesse il TMO sarebbe uno sport dove l’arbitro ha pochissime possibilita’ di sbagliare.

    nel rugby poi la comunicazione e’ essenziale. e sono tutte balle quelle che con l’arbitro non si parla. il capitano soprattutto deve parlare e farsi spiegare. quindi e’ l’unico sport dove se non parli l’inglese sei svantaggiato. e poi finisci per credere che l’arbitro non si contesta, e poi ti trovi McCaw o POC che passano minuti a parlare con l’arbitro.

    per quanto riguarda il calcio, se il contatto e’ vietato, perche’ l’arbitro non dovrebbe redarguirlo. che facciamo chiediamo agli arbitri di rugby di ingorare l’inavanti perche’ rallenta il gioco?

    per conculdere, sono due sport diversi, con regole diverse. ed entrambi dovrebbero imparare qualcosina dall’altro.

  2. Tutte cose giuste. Però devi ammettere che nel calcio c’è una tendenza alla giustificazione che esiste in pochi altri sport. Il punto non è sbagliare, ma la capacità di mettere un paletto e dire “ti sei spinto oltre”. Il pallone non ce l’ha, il rugby magari non sempre e non come vorremmo, ma c’è

    1. grillo il problema del calcio risiede nei troppi soldi che girano.. secondo te perchè i calciatori sono così “viziati”? perchè sono strapagati in ogni modo e questo è da sempre.. purtroppo quando si è reginette di bellezza accade sempre che le regole vengono mandate a quel paese e il fair play viene a mancare.
      Io credo che la bellezza del rugby sia nella sua purezza, non ne capisco di rugby ne di calcio ma amo lo sport in ogni sua forma e tutti gli sport “minori” (ovvero meno seguiti ma allo stesso tempo meno “inquinati”) hanno quel fascino che il calcio ha perso

  3. Hai ragione. pero’ immagina i giocatori nel derby Milan-Inter, si comportavano con lo stesso nervosismo di Aironi-Treviso, forse sbgalio, ma fuori dallo stadio succedeva la guerra civile. i giocatori di calcio hanno in mente le loro responsabilita’ forse in modo piu’ chiaro.

  4. non vorrei essere il solito qualunquista, ma non sono d’accordo con te gsp, i giocatori di calcio non ci pensano proprio alle responsabilità che hanno nei confronti di comportamenti fuori dal campo, e senza iniziare ad elencare una serie infinita di esempi, ti parlo proprio dell’esempio sopracitato: il derby della madonnina:

    segnò un gol contestatissimo adriano (anche perchè colpi di braccio nettamente la palla), e non mi pare di ricordare questo aplomb nelle reazioni della squadra milanista…

    non do la colpa ai giocatori delle due squadre, ma quell’anno in panchina per l’inter c’era mourinho, che è un personaggio emblematico riguardo proprio questa tematica: grida ogni volta al complotto, ai favori verso altri club e incita atteggiamenti sbagliati sia nelle tifoserie, sia nei giocatori stessi (ne è un esempio il fatto che ormai tra i giocatori del real e quelli del barça è una rissa in campo e fuori ad ogni partita)

    concludendo, non credo neanche io nella “purezza” dei giocatori del rugby, sottolineando una frase che mi è molto piaciuta nell’articolo: “Non credo che i rugbisti siano antropologicamente migliori di chicchessia”, ma è innegabile che gli arbitraggi nel calcio sono ciò che sia più lontanamente possibile dalla perfezione, oltre alle scelte errate, come non parlare della sudditanza psicologica di questi ultimi verso giocatori di alto richiamo, i tre “vaffa” di totti se pronunciati da pinco pallino non ricevono lo stesso trattamento, il continuo richiedere falli e sanzioni, i tuffi spettacolari che compiono TUTTI i giocatori professionisti e non, non aiutino il lavoro di una classe arbitrale che notoriamente è la prima ad essere accusata in caso di insuccesso di una squadra.

    il rugby non è perfetto e mi infastidisce il fatto che spesso se ne parli come uno sport puro giocato da persone pure, perchè si crea un falso mito che per me ne svilisce la crescita, ma non ritrovo il vero nelle tue parole, per carità è solo la mia opinione, ma mi trovo molto più in linea con le teorie dell’articolo che con quelle da te affermate

  5. Nigel Owen è uno dei migliori arbitri in circolazione, quando si è rivolto a Botes probabilmente sapeva benissimo che aveva di fronte un giocatore di una squadra italiana e che nel calcio italiano, anche ad alto livello, le decisioni dell’arbitro, soprattutto quelle importanti, son sempre contestate e in maniera esagerata, per cui giustamente lo ha richiamato e se ne è uscito con quella frase.
    Ho fatto l’arbitro di rugby per 3 anni e non c’è di peggio che stare in campo con dei giocatori che continuamente chiedono questo o quel fallo o che protestano, è una questione di rispetto; l’arbitro è l’elemento di una partita il cui ruolo è il più delicato, perché è vero che c’è un regolamento da applicare ma questo è passibile di interpretazioni per cui bisogna conoscerlo e saperlo applicare.
    Non condivido molto il giudizio di gsp che dice che il calcio è molto meno passibile di interpretazioni, non si spiegherebbe il fatto del perché in inghilterra, dove per altro non esiste il concetto di protesta o è molto meno evidente, si fischiano 20 falli mentre in italia 1400 (sono numeri casuali e volutamente incommensurabili), il regolamento è uguale per tutti, però l’arbitro lo interpreta a modo suo o secondo dei dettami.
    Certo sono sport diversi, in comune hanno una persona che deve far svolgere l’incontro secondo determinate regole e che va rispettata, il resto conta poco.

    p.s.: gsp postami un esempio di partita in cui ha visto Richie McCaw parlare “minuti” con l’arbitro.
    p.p.s.: Paolo ricordati che non è tutto oro quel che luccica, come ho scritto ho fatto l’arbitro di rugby e potrei raccontartene tanti di episodi “stonati”

  6. @ale, se McCaw, che e’ capitano non c’e’ problema. pero’ noi, da italiani, ci avviciniamo con troppa reverenza agli arbitri. mentre a volte e’ necessario che il capitano chieda spiegazioni all’arbitro, anche per capire come evitare il fallo.

    @ale, hai ragione sul modo diverso in cui gli arbitri giudicano alcuni contatti fisici, anche se le differenze si sono molto ridotte. ed anche i giocatori inglesi parlano con gli arbitri molto spesso.

    pero’ penso sia oggettivo che nel calcio ci sono molto meno aree grigie tipo ruck, mischia, ingaggio della mischia. e soprattutto lo stile arbitrale non cambia la partita come succede (legittimamente) nel rugby.

  7. Premetto che ho grande stima di Owens e che non critico il suo operato. Però ho l’impressione che nello stesso frangente e con una squadra non italiana si sarebbe rivolto ai giocatori in modo diverso.

  8. Fatonde, non più tardi della settimana scorsa Owens si è rivolto a Shane Williams dicendogli “Sono vent’anni che giochi a rugby e ancora non sai le regole della touch?”. Una volta alle proteste di Ma’a Nonu su un fischio gli ha detto “vuoi 10 minuti per pensarci?”. Non cominciamo a fare i vittimisti come al solito dicendo che ci trattano diversamente solo perché siamo italiani.

    1. Io non metterei sullo stesso piano i richiami a Shane Williams e a Ma’a Nonu con il macigno piovuto su Botes. Sono parole molto ma molto più dure. Essendo riferite a un giocatore professionista anche umilianti. Se un arbitro arriva a questo c’è sicuramente una buona parte di colpa che dobbiamo prenderci. Ma quel “This is not soccer” mi sembra fuori luogo.

      1. Secondo me invece quel ‘this is not soccer’ è esattamente il punto. E c’è poco da fare, Botes si stava comportando come il Totti o il Pato della situazione, e si è meritato la predica.

      2. Perché è fuori luogo ‘This is not soccer’? chi ha offeso? i calciatori? vuoi iniziarmi a fare l’elenco di giocatori che non parlano agli arbitri e anche in maniera a dir poco sgarbata facendolo passare per un inetto? ti do una mano io per l’elenco; questi sono i nomi dei giocatori: .

  9. @ gsp. L’arbitraggio nel calcio è soggettivo alla stessa maniera di altri sport, tra cui il rugby. Esempio: nel calcio non è fallo se si prende il pallone nel contrasto, ma lo è se lo prendi con troppa foga; viceversa è fallo se si prende l’uomo, ma non lo è se è lieve ed ininfluente…il TMO servirebbe solo sui goal, perché se venisse utilizzato anche per tutte le azioni incerte si avrebbe, oltre che una partita lunghissima e spezzettata, la traslazione dell’errore a chi deve scegliere, formando lo stesso due fazioni pro e contro. Vuoi dirmi che ciò non è soggettività? Il problema del calcio è la deresponsabilizzazione di tutti per i fatti commessi, scaricando le colpe per esempio sugli arbitri. Manovre semplici ma efficaci potrebbero essere il tempo effettivo e la possibilità di ingresso dei fisioterapisti durante il gioco, portando così i calciatori a evitare certi tipi di sceneggiate antisportive solo bloccare azioni “pericolose”.
    Per quanto riguarda le parole dette da Owens a Botes mi sono parse subito divertenti e tutt’altro che offensive ed umilianti; Botes lo si conosce ed effettivamente è un giocatore a cui piace accentuare i falli avversari, e la reazione dell’arbitro è assolutamente corretta: ha evitato il giallo, ma gli ha fatto capire il succo del discorso in poche parole; infatti poi non ci sono stati altri problemi.

    1. Concordo sul fatto che “I don’t think we’ve met before, but I’m the referee” sia effettivamente una uscita di una comicità irresistibile. A me sarebbe piaciuto che Owens si fosse fermato li. Sul resto mi sembra inutile spaccare il capello in quattro.

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