Il crac di Dahlia: la rabbia e l’amarezza

Christian Marchetti per Solorugby

Avete mai provato ad acquistare un decoder per il digitale terrestre? In realtà non comprate semplicemente un decoder per il digitale terrestre, bensì l’ennesimo mattoncino di Mediaset sulla strada dell’onnipotenza mediatica. Ed essendo questo il Paese meno consono ad una concorrenza commerciale sana, dove non è possibile opporsi ai voleri dell’imperatore trombaiolo, dove in tutti i campi prima o poi si finisce schiacciati da un’entità egemone, eccoci a parlare di tanti nostri colleghi e amici che da oggi, 11 gennaio 2011, si ritrovano a spasso. Sono i 150 dipendenti di Dahlia Tv, emittente messa ieri in liquidazione dopo essersi trovata letteralmente nella tempesta per aver perso, guarda caso a favore proprio di Mediaset, i diritti tv delle squadre di calcio Palermo, Bologna e Fiorentina. Da lì in poi l’inizio della fine a cui assistiamo oggi.
Dahlia Tv è la rete che sul digitale terrestre propone ogni settimana lo spettacolo della Celtic League. Spettacolo che, assicurano dai piani alti, continuerà ad essere garantito così come il resto della programmazione. Già, ma per quanto ancora?
E’ vero, in queste righe avremmo dovuto parlare esclusivamente dei destini della Celtic sulla tv italiana ma non possiamo non essere vicini a chi è stato vittima dell’ennesimo sopruso. Del resto ce la insegna il rugby l’importanza del sostegno: una lezione di vita che qualcuno, in questo Paese, non potrà mai capire.

Dentro la fine di Dahlia

Simone Filippetti per Il Sole 24 Ore.it

l vaso di coccio stretto fra i due vasi di ferro ha finito per cedere. Su Dahlia Tv, la piattaforma del digitale terrestre che da poco più di un anno sfidava i giganti del calcio a pagamento, Mediaset e Sky, con un mix di programmi sportivi ed eros, è calato prematuramente il sipario.
La società sarà messa in liquidazione, anche se la programmazione per ora rimarrà immutata. Lo hanno deciso i soci riuniti in assemblea «preso atto – si legge in una nota – che è intervenuta una causa di scioglimento della società». L’assemblea ha «conseguentemente deliberato la nomina di un liquidatore con il compito di elaborare a breve un piano di liquidazione».
Ieri nel tardo pomeriggio si era tenuto il consiglio di amministrazione della pay tv in cui i soci (la famiglia svedese Wallenberg e TiMedia con circa il 10%) avrebbero dovuto decidere se allargare o meno i cordoni della borsa.
Il problema non è la riuscita commerciale del progetto, che anzi ha ottenuto successo tra il pubblico: la società, erede di La7Cartapiù, può contare infatti su oltre 800mila abbonati di cui 250mila attivi.
La questione invece riguarda la sostenibilità finanziaria: la crisi di Dahlia si è resa evidente la scorsa estate, quando la piattaforma ha perso, a favore di Mediaset Premium, i diritti tv delle tre squadre con più tifosi e bacino di abbonati: Palermo, Bologna e Fiorentina.
A quel punto i conti hanno iniziato a non tornare e il gruppo ha accumulato ritardi nei pagamenti dei fornitori, fra cui figura Filmmaster, società che si occupa della produzione dei programmi sportivi e controlla una modesta quota (circa il 7%) di Dahlia Tv. Le conseguenze si sono viste nelle ultime settimane del 2010 quando è stato deciso un taglio dei palinsesti e il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato
Ora sembra che i Wallenberg (la famiglia più ricca di Svezia attiva nel ramo televisivo attraverso AirPlus) abbiano deciso definitivamente di abbandonare l’avventura italiana, condannando alla liquidazione una società già indebolita dalla riorganizzazione dei diritti tv sul digitale terrestre e dalla guerra dei prezzi fra Mediaset e Sky.

La fine di Dahlia però non riguarda solo i 150 dipendenti e i numerosi abbonati: con l’uscita di scena degli svedesi scompare anche l’unico, seppur modesto, concorrente di Mediaset sul digitale terrestre. Una mossa che consegna di fatto al gruppo di Cologno Monzese il dominio tecnologico della piattaforma.
La storia sembra ripetersi: AirPlus che è attivo in Svezia come Boxer e in Finlandia come Plus TV, era sbarcato nel 2009 anche sul mercato spagnolo. Il brand è lo stesso, poco fortunato, utilizzato in Italia. Solo che la sorella iberica di Dahlia è riuscita a fare ancora peggio: dopo la prima fase di avvio il canale ha dovuto chiudere ancor prima di iniziare le trasmissioni.

Dahlia, fine della corsa. E ora che succede?

Lancio ANSA delle 22.32

Dahlia Tv sara’ messa in liquidazione. Lo hanno deciso i soci riuniti in assemblea ”preso atto – si legge in una nota – che e’ intervenuta una causa di scioglimento della societa”’. L’assemblea ha ”conseguentemente deliberato la nomina di un liquidatore con il compito di elaborare a breve un piano di liquidazione”.
Gli effetti economico-patrimoniali su Telecom Italia Media (che ha il 9% dell’emittente) di tale situazione ”potranno essere determinati con esattezza solo all’esito della presentazione di tale piano” precisa una nota di Ti Media.
”Tuttavia le valutazioni fin qui effettuate – prosegue la nota – fanno comunque prevedere che l’Ebitda dell’intero esercizio 2010 di TI Media rimanga sostanzialmente sul livello di quello consuntivato al 30/09/2010. Gli effetti suddetti saranno inseriti nella proposta di Bilancio al 31/12/2010 che sara’ approvata dal Consiglio di Amministrazione entro il prossimo mese di febbraio”.

Tv: domani il futuro di Dahlia

Da Il Diario del Web

Domani, lunedì 10 gennaio, sarà deciso il destino di Dahlia Tv e con esso quello di almeno 150 lavoratori. “Una sorte che vorremmo non fosse già segnata da ciò che appare come una incontrovertibile certezza: lunghissimi silenzi e inspiegabili interrogativi dal giorno in cui il palinsesto ha subìto un drastico ridimensionamento”, si legge in un comunicato della redazione di Dahlia. “Una riduzione (decisa da Filmmaster Television, l’azienda che in outsourcing produce e manda in onda l’intera offerta sportiva di Dahlia Tv e che lamenta il mancato pagamento degli emolumenti necessari per il proseguo della produzione) che ha innescato conseguenze drammatiche come il mancato rinnovo di tutti i contratti in scadenza alla fine del 2010, il taglio di alcuni rami produttivi e la prospettiva di un futuro che ad oggi appare nerissimo”.Domani è in programma un decisivo Cda. “Che potrebbe porre fine ad un’avventura iniziata, sotto ogni buon auspicio, meno di due anni fa”, si legge. “Una storia di lavoro animata prevalentemente dalla passione di ciascuno dei dipendenti dell’indotto, gli stessi che il 17 dicembre scorso avevano lanciato un appello che non ha avuto alcuna risposta. Nonostante la grave situazione i giornalisti e l’intero corpo produttivo hanno preferito non tradire i propri telespettatori abbonati garantendo comunque i servizi essenziali e non ricorrendo al diritto di ogni lavoratore allo sciopero che avrebbe penalizzato ulteriormente quanti hanno scelto di sottoscrivere un abbonamento a Dahlia Tv”.E domani “i dipendenti di Filmmaster Television, le loro famiglie, seguiranno l’evolversi di una vicenda che potrebbe implementare la lunghissima lista di disoccupati nel settore dell’editoria radiotelevisiva. Lo faranno in silenzio, garantendo la copertura del servizio, auspicando però che almeno qualcuno raccolga questo appello”. In occasione del cda una delegazione dei dipendenti chiederà di essere ricevuta.

La Premiership torna su Sky!

Da Rugbryca – La Rubrica Ovale

Dopo la trasmissione “pilota” nelle scorse settimane di alcuni incontri dell’Aviva Premiership, a partire da questo week end, sino alla fine del campionato, torna ad essere visibile sui canali italiani della piattaforma satellitare Sky il grande rugby della madrepatria inglese.
Sabato pomeriggio, a partire dalle 18 circa, sul canale SkySPORT2 verrà trasmesso il derby delleEast Midlands tra i Leicester Tigers dell’azzurro Castrogiovanni e i Northampton Saints di Foden e Ashton. L’incontro, valido per la tredicesima giornata della premiership inglese, mette di fronte la prima contro la seconda in uno scontro al vertice avvincente e ricco di contenuti. Sky si conferma così la piazza mediatica più importante in Italia dove si danno appuntamento gli appassionati della palla ovale.

Tralasciando per un momento se sia giusto o meno che diventi sempre meno popolare e sempre più elitario, il rugby in Italia rischia di sentire presto il triste suono del “rumore bianco”, caratteristico nel linguaggio per rievocare l’assenza di trasmissioni. Tolte le eccezioni rappresentate da La7 (partite della nazionale), Sportitalia (Top14 francese) e da Raisport (Eccellenza), bisogna necessariamente pagare l’abbonamento ad una piattaforma digitale o satellitare per vedere una partita di rugby di qualità. In più si tenga in considerazione (come sostenuto da più parti) che l’avventura della Celtic League rischia di rivelarsi una campagna mediatica fallimentare per la Fir e per il board celtico. Fino ad adesso gli italiani sono stati ‘costretti’ a sorbirsi i capricci di Dahlia per guardare le due italiane in Magners, mentre per il domani non v’è certezza. Con la crisi finanziaria che pare abbia colpito l’emittente televisiva di genìe svedese la faccenda si complica ulteriormente con le celtiche costrette a peregrinare di canale in canale. Alcune voci davano per certo un interessamento di Sky Italia, unico broadcaster che abbia potenzialmente la possibilità, per la Celtic League, ma dagli uffici milanesi della piattaforma di Murdoch arriva una secca smentita.

Nel frattempo, per sabato pomeriggio, se si vuole vedere il Castro Azzurro non rimane che farsi invitare da qualcuno che possieda Sky oppure organizzare un rendez-vous con amici e (s)conoscenti in qualche pub a sorseggiare una pinta di birra borbottando sul tempo e sul “si stava meglio quando si stava peggio”. Sarà poi così vero?