Fiji, Scozia, Inghilterra e quell’epidemia da dimissioni

Il primo è stato la scorsa settimana John Steele, amministratore delegato della RFU, la Federazione inglese di rugby. Ieri è toccato a Gordon McKie, “collega” di Steele alla federazione scozzese. In mezzo, più inosservato, c’è stato anche il caso di Keni Dakuidreketi, CEO della federazione figiana.
In pochi giorni le poltrone di tre delle federazioni più importanti del mondo sono rimaste vacanti per le dimissioni dei loro “proprietari”. Una vera epidemia. Certo le motivazioni sono diverse: si va dal sostanziale “non mi lasciano lavorare” del britannico Steele, alle “motivazioni personali e familiari” dello scozzese (che paga probabilmente però anche i risultati agonistici e tecnici non eccelsi delle compagini di quelle latitudini negli ultimi anni) alle non-ragioni del figiano. Non-ragioni nel senso che mr. Dakuidreketi ha rassegnato le dimissioni senza però motivarle, almeno finora. la situazione di Fiji è però molto particolare, con una federazione da anni “commissariata” dalla giunta militare che governa il Paese, una federazione con un buco economico enorme e alle prese con la querelle vado-o-non-vado-ai-Mondiali-in-Nuova-Zelanda?
Comunque, se avete voglia di fare quel lavoro lì, è il momento di spedire i vostri cv: le beghe sono matematiche, però lo stipendio proprio da fame non deve essere…

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