Dondi non sotterra l’ascia di guerra con le franchigie. E apre le porte a Roma

Il presidente Fir Dondi oggi è stato ospite di Alessandro Fusco sulle frequenze di Radio Radio. Ha parlato di molti dei principali temi che in questo momento attraversano il mondo della palla ovale italica. Ecco come racconta “l’incontro” Alessandro Fusco dalle pagine del suo blog

(…)”Per un dirigente il periodo in cui non si gioca, lontano dalle competizioni, è quello più difficile. Vi sono molte questioni da affrontare, tutte piuttosto complesse e vanno risolte prima che ci si avvicini alle partite perchè la squadra ha bisogno di tranquillità per potersi esprimere”.
La stessa serenità che servirà per affrontare la prossima World Cup dove puntiamo al fatidico passaggio ai quarti di finale:”Non bisogna ripetere gli errori dell’edizione del 2007 alla quale partecipammo con dei problemi”.
A tale proposito, Mallett affronterà il mondiale con la certezza di lasciare l’incarico al termine del torneo (il francese Brunel sarà il successore) :”La mia esperienza mi dice che dopo quattro anni è meglio cambiare, è qualcosa che ha a che fare con le motivazioni. Ci siamo già passati con Coste. Sono molto contento del lavoro di Mallett e nell’ultimo anno il nostro rapporto personale è migliorato molto”.
Proprio Mallett si è espresso negativamente sull’operato dell’ex Team Manager  Checchinato: “Non apprezzo l’idea di manifestare queste valutazioni personali a mezzo stampa. Tra i due non c’è stima ma io non entro nel merito”.

(…) “Il rapporto con le due franchigie che giocano in Celtic League (Aironi Viadana e Benetton Treviso) non ha funzionato per molte ragioni, dovremmo intervenire per organizzarlo meglio. Quel che è certo è che, se non si adegueranno alla linee guida della FIR, potremmo decidere dei cambiamenti. Le licenze delle franchigie sono della Federazione, la nostra idea è quella di allargare la nostra partecipazione ma ci potrebbero essere anche degli spostamenti. Guardiamo a mercati più gratificanti dal punto di vista del bacino e Roma è molto interessante da questo punto di vista. Certo, ci vuole uno stadio”.

(…)”Consideriamo il Flaminio la nostra casa ma non tutto è definito, speriamo che il Comune di Roma che ha mostrato una grande disponibilità possa superare le difficoltà progettuali e burocratiche”.

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