Un duro corsivo sulla Gazzetta dello Sport di oggi
Siamo all’autolesionismo. Il rapporto tra federazione e club (anche stranieri) è al punto più basso. La guerra è sporca e combattuta senza classe. E dire che nella prima stagione di Celtic, operazione dalla quale il movimento avrebbe solo da guadagnarci (almeno nel medio-lungo periodo), la collaborazione dovrebbe essere totale. Da un lato la Fir che, non avendo imposto regole chiare, pretende la massima disponibilità. Ma Treviso domani, per esempio, sfida il Munster con 11 (!) giocatori in azzurro, quattro dei quali (Burton, Semenzaio, Barbieri e Rouyet) non di interesse nazionale e quindi non «pagati». E meno male che Benvenuti e lo stesso Rouyet, esclusi dai 22 anti-Inghilterra, a Monigo saranno almeno in panchina. Dall’altro i club stessi. Si arriva al paradosso: Festuccia, arrivato alla Borghesiana mercoledì sera, giovedì è volato a Londra con la squadra, ieri pomeriggio s’è allenato a Twickenham e poi, poiché oggi sarebbe rimasto in tribuna, è tornato a Parigi: il Racing di Berbizier alle 14 affronta il Castres nel Top 14 e, data la situazione, lo ha rivoluto con sé. E poi c’è Mallett che anche ieri ha tuonato: «Il capo sono io e sono io a decidere che gli azzurri di Benetton e Aironi nei ventidue dell’attuale rosa, il prossimo weekend non giocheranno in Celtic League. Ho chiesto a Checchinato, responsabile dell’alto livello, di scrivere lettere inequivocabili». Per non dire dei giocatori utilizzati in un ruolo con le franchigie e in un altro in Nazionale. Urgono rimedi immediati: ne va della credibilità dell’ovale tricolore.
