Gori e la “sfiga” dei numeri 9

Silvano Focarelli per La Tribuna di Treviso

A Edoardo Gori è crollato addosso non solo l’irlandese, ma il mondo intero. Il termine medico esatto è lussazione gleno-omerale, l’identico infortunio patito un anno fa da Gonzalo
Garcia. «Rottura del cercine: l’ho capito subito — sospira Edoardo — esattamente come
l’anno scorso ad aprile, stesso punto della spalla, era l’esordio nel Sei Nazioni under 20. Ma
che sfortuna». Subito dopo l’incidente la lussazione gli è stata immediatamente ridotta, poi è stato sottoposto ad esami strumentali all’Ospedale San Camillo di Roma, che hanno confermato la diagnosi. Edoardo è uno dei 4 mediani di mischia di Treviso, con lui anche Semenzato, Botes e Picone: dopo quest’ultimo (che però aveva iniziato a giocare terza linea) dunque s’è rotto pure lui. La maledizione dei numeri 9. Capitano della Nazionale Under 20 all’ultimo Sei Nazioni, al quale aveva già partecipato nella stagione precedente, conclusa con la partecipazione ai Mondiali di categoria in Giappone. In questi giorni «Edo» è a casa sua a Prato, oggi parte per Lione dove domani avrà un colloquio con l’equipe francese che lo opererà, probabilmente la prossima settimana.
«Mi sto organizzando per l’intervento — continua lui — dopo il quale dovrò stare fermo
per alcune settimane prima di cominciare la riabilitazione. Credo che ci vorranno non meno
di 4 mesi prima di tornare in campo, ci rivedremo perciò in estate. Comunque almeno so
esattamente quello che mi aspetta, l’esperienza avuta con l’altro infortunio mi sarà utile,
a ben guardare è l’unico lato positivo in quest’altra disgrazia…».
Chi ti sta portando tanta sfortuna?
«Eh che volete, è davvero sfiga. Quando Mallett mi aveva convocato non stavo più nella
pelle, poi mi ha detto che avrei giocato titolare e lì quasi stentavo a crederci. E mi capita questo infortunio dopo nemmeno 10 minuti, non so chi mi è venuto addosso, non l’ho nemmeno visto, so solo che ho sentito un gran dolore alla spalla, ho pensato immediatamente che era una cosa seria».
A Roma sabato c’era un ambiente favoloso…
«Assolutamente. Un pubblico eccezionale, gli inni nazionali, un’atmosfera tutta particolare,
tanta emozione, insomma un sogno. Peccato davvero non aver potuto godere quella partita sino in fondo».
Ma come mai avevano convocato te, che con il Benetton non giochi quasi mai, piuttosto di Semenzato, che poi ha preso regolarmente il tuo posto in azzurro?
«Mah, in effetti credevo che chiamassero Fabio, io ultimamente avevo collezionato tre
presenze alternate alla panchina. Evidentemente Mallett ha avuto fiducia in me, peccato
non aver avuto la possibilità di ripagargliela»
Domenica magari avresti potuto prenderti la rivincita contro altri irlandesi: come
la vedi questa gara così dura?
«Beh, al Munster mancheranno tanti giocatori. Pure a noi, ma penso che il Benetton qualche possibilità ce l’abbia».
Dimentichi che loro possono schierare tutti gli stranieri, cosa che in Italia è vietata
dal regolamento federale.
«Già, non ci pensavo. Indubbiamente è uno svantaggio non da poco, bisognerebbe che le regole fossero uguali per tutti. Però speriamo ugualmente di fare una buona partita».

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