Pasquale Giordano per Giornalettismo.com
Sè vero che le sconfitte bruciano, allora è altrettanto vero che le sconfitte onorevoli, di cui l’Italia del rugby ha un lunghissimo album di foto ricordo, ti colpiscono dritto allo stomaco. Perdere di due punti (11-13) ‘per colpa’ di un calcio di trasformazione che non decide di entrare in mezzo all’acca delimitata dai due altissimi pali. Proprio come il colpo di reni di un pugile che con un solo montante manda fuori combattimento l’avversario.
QUANTI SE – Il brutto di queste sconfitte onorevoli è che ti riducono a riscrivere la partita costellandola di “se” e di “ma”. Se invece di scegliere orgogliosamente la mischia si fosse deciso di tentate la via dei pali… Se Castrogiovanni fosse riuscito a cingere la vita di O’Driscoll invece di farlo sgusciare via… Se quel calcio di Mirco Bergamasco del primo tempo in mezzo al campo fosse entrato in mezzo ai pali… Se la trasformazione dello stesso Bergamasco non avesse fatto la barba al palo… Un lento scorrere dei fotogrammi sezionando azione dopo azione, componendo e ricomponendo a piacimento, alla disperata ricerca del puntiglio al quale appigliarsi per recriminare con il destino.
La verità è che l’Italia non è mai stata così vicina a vincere una partita contro i verdi d’Irlanda. La verità è che questa grintosissima Italia è bella da vedere. La verità è che ne vorremmo di più di gente come Castrogiovanni, come Bergamirco, come capitan Parisse che ha giocato con una mano fasciata a coprire i numerosi punti di sutura che la decorano. La verità amara, purtroppo, è che l’Italia sta studiando da grande squadra, ma ancora non lo è diventata. Non sa ancora gestire la pressione e capitalizzare ogni occasione e il tabellone è lì a ricordarlo agli azzurri. La stoffa delle mille battaglie che ti rende un gigante ce l’ha l’Irlanda. Si prenda ad esempio Ronan O’Gara, professione cecchino, che ha bivaccato in panchina per buona parte della partita, ma che ha toccato un solo pallone e ha creato un drop (calcio di rimbalzo) che è valso la vittoria per l’Irlanda. Il brutto di queste sconfitte onorevoli, a pensarci bene, è che ti fanno desiderare di perdere senz’appello con uno scarto di almeno sette punti o su di lì e non di due misere lunghezze. Un boccone troppo amaro da buttare giù, anche per chi è abituato a vedersi tributare l’onore nella sconfitta.

SE, anziché tentare quella pazzia di un drop, avessimo continuato a spingere cercando di costringere gli Irlandesi ad un fallo e beccandoci così un comodissimo calcio piazzato….. 😦
concordo in pieno con tutto l’articolo: gli Italiani hanno cuore e grinta da vendere, cresceranno, ma per ora fa un male cane perdere così.