Un occhio (e una richiesta) sul Sei Nazioni in tv

Di Vincenzo Cito per La Gazzetta dello Sport

Oggi possiamo scegliere se vedere la partita su La7 o su Sky Sport, una volta non avevamo niente, il rugby in tv era quello degli altri, il torneo si chiamava Cinque Nazioni e noi facevamo da spettatori. E si deve al grande, indimenticabile Paolo Rosi il primo serio tentativo di divulgazione dello sport. Passava il tempo più che altro a elencare le regole, sconosciute ai più e vista la rarità degli appuntamenti, la volta dopo aveva la benevolenza di rispiegarci la differenza tra calcio piazzato e drop, che noi profani avevamo già dimenticato. Eravamo un po’ tutti pionieri, giocatori, giornalisti, spettatori, tutto era cristallizzato in una immutabilità senza tempo. Si tifava per le altre Nazionali: conoscevamo più quelle straniere che la nostra. li salto Siamo progrediti. Come movimento, come spettatori e, di conseguenza nella copertura televisiva. Se c’è (tanto) rugby in tv è perché il rugby se l’è meritato. Una crescita non priva di distorsioni: non tutti quelli che ne parlano sanno di cosa parlano, da qualche anno però c’è l’accortezza di affidarsi a esperti del settore, soprattutto ex giocatori che è bello poter apprezzare in altri ruoli. Sono ragazzi che molto ci hanno dato con la maglia azzurra e continuano a darci oggi come commentatori. Attese Che cosa ci aspettiamo dalle tv? La7 ci mette entusiasmo, anche troppo e la passione per la maglia azzurra spesso sconfina nel tifo. Va tenuto conto che, negli anni, con la diffusione dello sport a tutti i livelli è aumentata anche la cultura rugbistica dei telespettatori. Stufi delle onorevoli sconfitte, sanno valutare da soli quanto sia ridicolo entusiasmarsi per un avanzamento di venti metri, mentre la squadra perde di quaranta. Da Sky Sport ci aspettiamo il massimo perché al massimo ci ha abituato. Quest’anno, oltre a tutte le dirette in alta definizione, la novità dell’interattività per vedere gli highlights in tempo reale. Alle tante spalle tecniche di valore, aggiunge la misura e la competenza di un telecronista come Francesco Pierantozzi, uno che sa snocciolarti cifre su cifre senza guardare un foglio. E alla bravura (come spesso succede) unisce l’umiltà. Annuncia sempre la presenza del suo ospite con la frase «Per vostra fortuna, ma anche la mia». Una eleganza di altri tempi

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.