Italia-Irlanda, prova di Mondiale

Fabrizio Zupo per Il Mattino di Padova

Sette mesi alla Coppa del Mondo in Nuova Zelanda e si apre il cantiere azzurro fra cinque giorni col debutto nel 12° Sei Nazioni: Irlanda a Roma (diretta alle 15.30 su Sky, differita alle 18 su La 7) e la settimana dopo a Londra contrai favoriti. Flaminio già quasi esaurito, pur con la rinuncia di 2000 biglietti dall’Irlanda (effetto crisi) e un pronostico che potrebbe anche vedere l’azzurro vincente. Diciamo subito che il Torneo nell’anno mondiale è un po’ “tarocco”: in costruzione tutte le nazionali che non hanno tour estivi da fare per rodare i motori, giocatori importanti che non vogliono farsi male e perdere l’unica vetrina più luccicante del Sei Nazioni. Non succede solo nel rugby, ovviamente. Uno sguardo alla storia: nel 2003 l’Italia di Kirwan batte per la prima volta in assoluto il Galles, pochi mesi dopo al mondiale australiano perde a Canberra l’appuntamento ai quarti di finale proprio nella sfida coi rossi del principato; nel 2007 gli azzurri di Berbizier battono per la prima volta in esterna la Scozia poi al mondiale francese lasciano i quarti al Xv del Cardo fallendo un piazzato di un niente nel finale a St.Etienne. Una questione di “fuoco” quindi: meglio ora o fra sette mesi? Meglio sempre. Ma al girone mondiale si passa in due e, tolta l’Australia in testa. Usa e Russia in coda, l’Italia si giocherà il passaggio in paradiso contro l’Irlanda di O’Driscoll il 2 ottobre a Dunedin. Ecco che l’antipasto di sabato diventa importante da pesare. La statistica dice che l’Irlanda ha perso 3 volte su 18 contro l’Italia, ma era l'”era” di Coste nel 1997: vittorie che aprirono l’accesso al 6 Nazioni. Poi nell’isola verde capirono che si doveva fermare il declino, irreggimentarono le 4 province, aderirono al progetto Celtic e in una decade hanno azzeccato un grande slam che mancava da 50 anni, e le franchigie hanno brillato in Heineken. Da allora nessun successo azzurro: se vogliamo essere ti-fosi l’arbitro Owens ci rubò la partita a Belfast (23-20) concedendo a O’Gara una meta viziata da un “in avanti”. Con equilibrio potremmo dire che Mallett meritava più fortuna nel suo esordio da et azzurro al Croke Park di Dublino (16-11) nel 2008. Stop. Ora l’Irlanda di Declan Kidney appare sperimentale perché arriva a Roma senza le tre “H”: il numero 8 Jamie Heaslip, i piloni John Hayes (inguine) e Marcus Horan (ginocchio) oltre alle ali-estremi Andrew Trimble, Rob Kearney e Geordan Murphy. Dubbi anche per Ferris e Bowe. Ma l’Irlanda ha però piazzato due team (Leinster e Ulster) nei quarti di Heineken assieme a due club inglesi e quattro francesi: al netto degli stranieri danno già una gerarchia di forze. Il Munster (primo in Magners League) sul cui pack si fonda l’Irlanda è stato eliminato ma era in girone con Ospreys, Tolone e London Irish. Il capocantiere Mallett ha altri problemi: deve vincere subito, o al Mondiale l’Italia ci andrà con Jacques Brunel. Brutta situazione per il carattere azzurro, che portò a sfaceli nel 2007 “mondiale” quando già a primavera i giocatori seppero del cambio Berbizier-Mallett. La Celtic League al netto della presunta stanchezza dei primi attori (Zanni 970 minuti, Geldehuis 930) ridisegna le gerarchie del gruppo dopo molto immobilismo e il Rating “italiano” di Berbizier (la terza gamba d’appoggio, 3° nel Top 14) ha rimesso in gioco Lo Cicero in la linea e Dellapé in 2a togliendo spazio ai favoriti Pavanello e Bortolami (che da ieri sono stati superati pure da Bernabò nella scelta). La Celtic League (buona sinora pur con frenata quella di Treviso, pessima a degli Aironi di cui si vocifera una corsa alla gestione diretta da parte della Fir) premia Rouyet che trova posto nel reparto più affollato dei piloni e Burton che sembra messo lì per piazzare drop nel match scansa cucchiaio di legno (Scozia), Sgarbi che è una sicurezza e il talento Benvenuti.

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