Da Solorugby
Come superare l’impasse sui diritti tv legati al rugby italiano? Noi lo abbiamo chiesto all’aquilano Ugo Colista, attualmente regista televisivo per i match di Aironi e Treviso in Celtic League. L’idea, all’avanguardia per questo Paese ma non per questo da scartare a priori, è la seguente: “Dovrebbe essere la Fir a fare da ‘host broadcaster’ (in sostanza ad accollarsi la produzione, ndr) dei match italiani di campionato, Celtic e coppe europee, distribuendo poi il segnale a un’emittente assolutamente in chiaro con cui raggiungere un accordo di partnership. E se proprio il massimo organismo italiano per la pallovale non potesse, rivolgersi agli imprenditori ‘amici’ o semplici sostenitori di questa disciplina in Italia. Costoro potrebbero così finanziare pacchetti vendibili alle emittenti”.
Dunque arrivare ad una sorta di rugby tv che proponga partite ma anche approfondimenti e servizi vari. “Oggi, vedi anche la vicenda Dahlia – prosegue il regista – potrebbe essere un’opzione valida”.
Secondo Colista, infatti, “è tanta la ‘fame’ degli appassionati. Basti notare i contatti che fa segnare il canale YouTube in cui vengono inseriti settimanalmente gli highlights delle partite, oppure l’elevato numero di utenti che guarda gli stessi video sul sito della Celtic. Immaginate il possibile scenario se la stessa cosa fosse disponibile su una rete in chiaro…”.
Seguendo tali logiche, in effetti, è stata ad esempio possibile la creazione di Supertennis, canale di proprietà della Fit, e di tante sinergie che SportItalia ha messo in atto con altre federazioni sportive. In questo caso, però, sarebbero gli sponsor i veri protagonisti. Qualcosa più di un marchio su una maglietta di gioco: in due parole immagine e comunicazione. Ciò che serve come l’aria al rugby italiano.
