La nobile arte tollerata di Sonny Bill

Dalle pagine di Tuttosport oggi in edicola, a firma di Gerardo Pinto

PER CARISMA in lui molti vedono l’erede del grandissimo Jonah Lomu, fra gli All Blacks, ma Sonny Bill Williams non si accontenta di essere un campione di rugby, vuole dimostrare di saperci fare anche sul ring ed essere uno dei protagonisti della nobile arte. Non a caso, infatti, il 29 gennaio, a Sidney, in Australia, sfiderà, sulle otto riprese, Scott  Lewis, un ex manovratore di gru. Ovviamente nella categoria dei pesi massimi, avendo all’angolo un ex, che ha seguito la sua stessa strada, ovvero Anthony Mundine, di religione musulmana, non
molto amato in Australia perché tiene molto ai problemi degli aborigeni.
Non è questo il primo incontro di Sonny Bill, ma il terzo, visto che ha già al suo attivo due facilissime vittorie contro Garry Gurr, abbastanza noto per aver fatto più volte a botte con i buttafuori dei locali della Golden Coast e contro un ex magazziniere, Ryan “Hulk” Hogan, un tipo non proprio raccomandabile. Così non sarà a fianco dei suoi compagni dei Crusaders,
che giocheranno in Nuova Zelanda un’amichevole precampionato.
E, mentre alcuni elementi della nazionale come Carter e McCaw sono stati tenuti prudentemente fermi per evitar loro infortuni in prospettiva campionati del mondo che
gli All Blacks vogliono vincere, dopo le figuracce delle ultime cinque edizioni, ecco che Sonny Bill, la rivelazione dello scorso novembre, salirà sul ring per un match professionistico.
Fra l’altro, circa un mese fa, è saltata fuori anche l’ipotesi di una rinuncia definitiva a giocare
a rugby, che ha scatenato molte proteste da parte dei tifosi e dei tecnici, tanto che l’allenatore della nazionale neozelandese, Graham Henry, ha detto: «Spero si tratti
soltanto di un’indiscrezione. Sonny Bill è un giocatore eccezionale e può diventare il numero uno dei professionisti del rugby. In ogni caso non siamo contrari, se ogni tanto, vuole fare qualche incontro di pugilato».
La logica di quest’apertura si spiega con il fatto che il trequarti era già un personaggio prima di far parte degli All Blacks.
IRREQUIETO A diciotto anni, dopo aver lasciato i sobborghi di Auckland, ha fatto il suo esordio in Australia in squadre da tredici elementi, bruciando le tappe fino alla nazionale
del suo Paese. Genio e sregolatezza è salito alla ribalta della cronaca, due anni fa, per guida in stato di ubriachezza ed una storia di gossip con una modella che non era la sua fidanzata.
Poi il passaggio al rugby a quindici e la proposta dei francesi del Tolone che gli hanno offerto
un contratto di più di un milione e mezzo di euro all’anno per tre anni.
Una cifra notevolmente superiore alle possibilità della Federazione Neozelandese che Sonny Bill ha rifiutato, spiegando: «Il pugilato non è una questione di quattrini. Ho
scelto questa strada perché non mi piace oziare. Non ho bisogno di riposarmi: mi aspetta un
grande anno, un ‘Super 15’ da disputare e devo assolutamente cercare di rientrare nella rosa degli All Blacks per la coppa del Mondo. La boxe e i suoi allenamenti possono solo aiutarmi per la preparazione della stagione del rugby. E con tutti gli impegni che mi aspettano credo di aver preso la decisione giusta. Molta gente che critica la mia passione
per la boxe sembra dimenticare che sul ring ci sono moltissimi aspetti affini al rugby: il gioco di gambe, gli angoli, le tempistiche. Se sbagli quelle sei fregato. Quello che faccio sul ring è quello che faccio anche in campo. Per me è solo un modo di allargare i miei orizzonti
sportivi, ed è proprio quello che sto cercando di fare, niente di più». E riguardo al suo rapporto con la Federazione Neozelandese ha aggiunto: «Sono convinto di non essere
uscito dai limiti imposti dal mio contratto: loro conoscono perfettamente le mie idee ed i miei progetti, per cui non ci sono state sorprese».
CLUB D’ACCORDO A confermare la sua tesi, anche il suo allenatore di club, Rob Penney, che ha detto: «Non ci sono problemi. Penso che sia una buona scelta perché in questo modo si incentiva la crescita, non creando problemi contrattuali».
Ma certo non solo per questo ha rinunciato all’ingaggio del club francese, anche perché sa benissimo che, a 25 anni, lui, un colosso con antenati delle isole Samoa, a cui piace passare da un primato all’altro, restare a casa può significare l’occasione di diventare un simbolo, un
eroe che, poi, alla fine, può raccogliere molto di più di quello a cui ha rinunciato.
E, poi, è ormai uno che dà concretezza e spettacolo al gioco. Non a caso gli All Blacks, con lui
in campo hanno sempre vinto. Ma, soprattutto, è un giocatore che, nonostante i suoi oltre cento chili di peso, è agile come un ginnasta, e riesce sempre a passare la palla ai compagni anche quando è placcato da due avversari. E non è poco!

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