Del debutto di Enrico Francescato, nipote di Ivan, ne avevamo già parlato ieri. Oggi se ne occupa anche il bravo Simone Battaggia per La Gazzetta dello Sport
Quel cognome pesa, eccome. Ma per fortuna in campo dimentica di essere un Francescato. Il settimo cresciuto a San Giuseppe, Treviso, con la maglia della Tarvisium. Il primo della seconda covata, quella dei cugini e non più dei fratelli. Fatica e coraggio Campione d’Italia 2009-10 con l’under 18 delle «magliette rosse», domenica Enrico ha esordito in prima squadra, mediano di mischia nel 19-3 col Bologna (serie B). Ieri era ancora a letto con la febbre. «Pago la tensione — racconta —. Da un po’ l’allenatore della prima squadra mi chiedeva se volevo esordire, ma credevo scherzasse, e invece mercoledì scorso mi ha detto che sarei stato titolare». Enrico è uscito dopo un’ora, con le gambe dure. «Forse anche pervia del campo pesante, il famoso “cambio di passo” dei Francescato non mi è riuscito bene. Ho sofferto per il fiato, mentre placcare non è stato un problema, alla fine conta il coraggio. E la squadra mi ha difeso». Salvo poi presentargli il conto con la matricola: una rasoiata dalla fronte alla nuca, che ora separa la folta capigliatura di famiglia. Orgoglio contadino Papà Bruno, il secondo dei figli ovali dei nonni Giovanna e Oreste, era a bordo campo insieme a zio Nello, in rappresentanza anche di Rino, Manuel, Luca e del povero Ivan, scomparso il 19 gennaio 1999 per arresto cardiaco, a 31 anni. «Non ho ricordi di lui — racconta Enrico —, però ho iniziato a giocare proprio quell’anno. Ho visto i filmati delle sue partite. Era aggressivo, veloce, lo vedevi dappertutto. Una bomba. Ma sono orgoglioso di tutta la famiglia: il nonno era contadino, i figli sono partiti dal nulla e si sono affermati, anche nella vita». Sembra Ivan Enrico somiglia a Ivan, anche fisicamente: è piecolino ma ben piantato, 173 cm per 78 kg. E ha già toccato i ruoli di famiglia, al Benetton da centro e numero 9 con la Tarvisium. Ad aprile Enrico ha esordito con l’Italia under 18, ma non è stato più chiamato. «Privilegiano quelli dell’Accademia. Forse sono troppo basso». Per ora continua nel vivaio di famiglia, dove dietro a lui stanno crescendo gli altri cugini. Matteo, figlio di zio Luca, è in under 16. Poi ci sono Nicola e Ivan, i figli di Manuel, in under 14 e in under 10, e Pietro, l’altro figlio di Luca, che ha 6 anni e ha appena iniziato. E nell’under 16 del Villorba c’è Alessandro, figlio di Rino. «Siamo cresciuti tutti assieme, nel giardino dei nonni a San Giuseppe. Non facevamo che giocare a rugby». La saga continua.
