Panchine azzurre & Mallett-Brunel: sotto la lente di ingrandimento

Right Rugby analizza la situazione dopo le clamorose voci che arrivano dalla Francia. E mi trova totalmente d’accordo per quanto riguarda il paventato timore circa l’annuncio del cambio allenatore prima del Mondiale.

Un tipico trappolone di stagione è il fuoripista: cose da lasciar perdere se non si è nativi, o accompagnati da. Nel caso dei nostri interessi rugbistici, il fuoripista è farsi abbacinare dalla poetica tutta calcistica del valzer delle panchine coi suoi riti, i suoi pedinamenti, i suoi appostamenti, le sue false piste, il suo puntare sulla fuffa e sulla quantità, tanto l’importante è poter dire l’avevo detto io. Che tristezza.
Presa quindi con tutte le pinze, la notizia del momento, peraltro confermata da uno degli interessati, è l’incontro di Dondi e/o Federali incaricati con Jacques Brunel, guascone di 55 anni, mercuriale e tostissimo director of rugby di Perpignan, dal lungo curriculum come assistente di Laporte nei Bleus e prima come giocatore e tecnico ad Auch, Pau e Colomiers, la créme dei luoghi storici del rugby del Sud-Ouest. Il quale, pochi lo ricordano, fu peraltro ospitalizzato nel 2009 a causa di un rischio d’arresto cardiaco …
Comunque sia, dal nostro punto di vista e sempre che non si tratti solo di sondaggio senza impegno, vale più che altro come conferma che la FIR sarebbe (saggiamente) orientata verso l’ambiente e l’approccio transalpino, non più anglosassone – sudafricano, anche se a quel punto ci dovranno spiegare che ne sarà del progetto Celtic.

L’antefatto della vicenda è noto ai due lettori di RR: Nick Mallett, attuale allenatore Azzurro, ha fatto pubblicamente capire che non è più interessato a proseguire l’esperienza dopo i Mondiali (i famosi “io sono Mallett, posso scegliere dove andare ad allenare” e il suo mitico “chi non riconosce quanto ho migliorato la nazionale italiana, di rugby non capisce un c…” indirizzata all’ambiente in senso stretto). I contemporanei minuetti Federali, vòlti a dar da intendere che la decisione di chiudere con Mallett sarebbe loro, lasciano il tempo che trovano e in ogni caso non cambiano la sostanza delle cose.
C’è anche un lato ridanciano nella vicenda: se Mallett s’è stufato e effettivamente può andare ad allenare dove vuole, chi ci rimetterà sarà il “suo” staff impostogli dalla Federazione, cioè Troncon e Orlandi.
Tornando sul piano pratico, la situazione ha un duplice risvolto: da un lato, esperienza già vissuta nel 2007, andremo ai Mondiali con un allenatore dimissionario; dall’altro si deve identificare il prossimo allenatore (e staff, perchè Mallett docet, coi “raccomandati” non si va da nessuna parte), dato che ottobre 2011 è dopodomani.
Per il punto due c’è molta frenesia come spesso capita in Italia: si cita il caso del coach di Castres Labit che ci sarebbe sfuggito rinnovando col club francese fino al 2013, o quello più lontano di Saint Andrè. Lo stesso Brunel e i suoi collaboratori in pectore Guidi (Fir) e Mihlas (La Rochelle) si dice sarebbero in contatto con Biarritz. Il tutto ci pare un po’ strumentale, dicesi trattativa, ma tant’è … Rimane certo che (a) un incontro non fa un contratto firmato e (b) le conferme arriveranno minimo dopo il Sei Nazioni o meglio a fine del Mondiale, come nella transizione tra Berbizier e Mallett stesso nel 2007.
Piuttosto che correr dietro alle “bombe di mercato”, a questo punto varrebbe piuttosto la pena di analizzare i risvolti del fatto di andare ad affrontare i Mondiali guidati da uno staff dimissionario. Qualsiasi manager di alto livello vive di immagine e successi, non certo di acrimonie e piccole vendette, quindi non “smobilita” mai, garantito. L’impegno di Mallett fino alla fine può quindi essere dato per scontato. Il problema semmai è la credibilità e l’ascolto che “lo spogliatoio” deciderà di concedergli.
Saremo degli inguaribili ottimisti, ma la nostra idea è che la situazione interna del 2011 sia da questo punto di vista molto diverso dal 2007: oggi in squadra non ci sono teste calde alla Troncon in contrapposizione personale con un tecnico fumino come Berbizier; l’ha ammesso pure Dondi che i giocatori sono tutti compatti dietro al tecnico. Del resto è questo uno spogliatoio che non è insorto dopo che Mauro Bergamasco è stato lanciato kamikaze a Twickenham, e anche gli uomini del Racing sono tornati a Canossa senza colpo ferire; chi mai si potrebbe ergere ora a capo di una fronda suicida: Bocchino? Tebaldi?
Di più: a nostro modesto avviso i “senatori” Azzurri hanno in essere con Nick una sorta di “patto di sangue” non sancito ma consacrato dalla consapevolezza che per (quasi) tutti questa sarà l’ultima occasione per lasciare una traccia nella storia del rugby nazionale. La nostra ferma idea è che ci proveranno sul serio questi Azzurri mai troppo amati dall’ambiente. Vedremo fino a dove li porterà carattere e skill: nè Mallett nè Brunel scendono in campo. Anzi no: Brunel è sempre a bordo campo e Mallett sale e scende dalla tribuna, quando allena i Barbarians …

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