Dahlia “uccisa” per le frequenze. E il killer è…

Da Repubblica-Affari e Finanza di oggi. La firma è di Stefano Carli

Non sono gli abbonati al calcio ma le frequenze del dividendo digitale, quelle che prima o poi il ministero di Paolo Romani dovrà assegnare con il beauty contest (quindi gratis), all’origine della brutta storia che ha portato alla messa in liquidazione di Dahlia Tv il «concorrente» di Mediaset nella trasmissione a pagamento delle partite di calcio sul digitale terrestre. Anzi, a dirla tutta dal punto di vista del business del calcio questa storia per il Biscione potrebbe perfino – secondo alcune ipotesi – costituire una perdita secca. Non grande ma soprattutto sopportabile, se la posta in gioco è la disponibilità amichevole di uno o due nuovi multiplex. Ma questa è anche la storia di una ritirata, di un’uscita dalla scena italiana: quella del gruppo svedese Wallenberg, che controlla il 75% di Airplus, che ha a sua voltal’83% di Dahlia.
Ed è la storia dell’ennesima sconfitta del sistema economico italiano che gli investitori esteri, specie quelli seri e dalla grande reputazione, come sono appunto i Wallenberg, fa fatica ad attrarli e le poche volte che ci riesce, finisce alla fine per farli fuggire. Perché il mondo degli affari non è fatto solo di codici, cavilli, contratti e grandi consulenti legali, ma spesso si basa anche su quelli che si chiamano gentlemen’s agreement. Che valgono cioè solo perché e fino a che sono rispettati da tutte le parti: basta che uno solo venga meno alla parola data e tutto crolla. Come è successo stavolta. Tutta la vicenda si è consumata alla fine della scorsa primavera, con l’assegnazione dei due pacchetti, il Gold e il Silver, in cui sono stati divisi i diritti delle partite di calcio di Serie A sul digitale terrestre. Il meccanismo era stato varato l’anno prima dalla Infront, l’advisor della Lega Calcio. Aveva suscitato qualche dubbio perché assegnava al pacchetto Gold, quello che avrebbe gestito i diritti di 12 delle 20squadredellaserieA, la scelta sulle prime dieci. Poi ne avrebbe scelte 4 Dahlia, poi ancora 4 Mediaset e infine le ultime 2 a Dahlia. Ma non è un problema di numeri ma di quali sono le squadre. CheaMediasetsarebbero andate le prime sei (le due milanesi, le due romane, la Juve e il Napoli), non c’era dubbio. La vera partita si sarebbe giocata sulle medie e le minori. Dahlia, subentrata a La7 nell’ottobre 2008, aveva ereditato una quota di mercato, in termini di ricavi, del 10%. Una quota di mercato che era del 25% l’anno precedente, ma che la Telecom di Tronchetti aveva accettato di far scendere a favore del Biscione cedendo a Mediaset i diritti delle partite in trasferta delle sue squadre: in pratica Mediaset aveva i diritti di Inter, Milan o Juve anche quando giocavano in casa delle «squadre Telecom». Nel primo anno di gestione Dahlia aveva brillantemente mantenuto la sua quota. E lo aveva fatto impostando un piano industriale intelligentemente incentrato sulle sue tre squadre di punta: Palermo, Fiorentina e Bologna. Ilfattoèche Mediaset, potendo scegliere con il nuovo meccanismo all’asta varato nel giugno 2009 le prime dieci, poteva prendere in un solo colpo anche queste tre squadre. Ma, è questa la ricostruzione su cui sono pronti a mettere la mano sul fuoco gli addetti ailavori, questo non sarebbe dovuto accadere. Il gentlemen’s agree-ment, appunto, tra Dahlia e Mediaset. Un accordo che si stava anche per perfezionare con uno scambio: Dahlia avrebbe dato agli utenti di Mediaset Premium la possibilità di vedere le partite in trasferta dei big del Biscione con le sue squadre. Il vantaggio di Mediaset sarebbe stato di offrire tute le partite dei grandi team, quello di Dahlia di monetizzare subito ricavi aggiuntivi in vista di un’uscita soft dal calcio o per sopravvivervi senza perdere troppo e consolidare nel tempo strategie alternative. Tutto questo però salta proprio in fase di offerta, quando si apre la busta di Mediaset che comprende anche Palermo, Fiorentina e Bologna. E si arriva al paradosso che oggi tra i canali pay di Dahlia c’è il Palermo Channel, dedicato al clubrosanero, maitifosi palermitani per vedere le partite devono abbonarsi a Mediaset Premium. A giugno quindi la più parte del pasticcio e fatta. A peggiorare le cose arriva, sulla fine dell’estate, la guerra diprezzi tra Sky e Mediaset che porta ormai il costo del calcio sotto i 20 euro al mese e finisce per mettere del tutto fuori gioco l’offerta low-cost di Dahlia. Che, è bene ricordarlo, non è un gigante dei media ma una start up. A settembre, quando il campionato ricomincia, si fanno i conti dei danni. Dahlia a giugno aveva in circolazione 850 mila schede ma le ricariche iniziano a farsi sempre più rade e ora si parla di 250-300 mila utenti. Di questi circa 150-180 mila sono quelli attribuibili al calcio. Gli altri sono arrivati attratti dal resto dell’offerta: sport alternativi come la boxe (che è stato un discreto successo), la vela, il rugby, il football americano, il volley, un canale di sport estremi, uno di documentari naturalistici della Bbc e i canali porno. Può Mediaset aver fatto tutto questo per quei 180 mila utenti qualcosa che vale si e no il 5% del mercato? Il gruppo Berlusconi ha ora 3,8 milioni di utenti e gli analisti sono in attesa dei dati dell’ultimo trimestre 2010 per calcolare gli effetti sui conti del bagno di sangue della guerra commerciale con Sky. E Confalonieri ha ammesso la possibilità di impegnarsi in qualche modo per salvaguardare i diritti degli utenti Dahlia di vedere le partite, che hanno già pagato, fino alla fine di questo campionato. L’unica alternativa è convincere Telecom, che con TiMedia è socio al 10% di Dahlia, a subentrare. Ma questa è un’ipotesi che Franco Bernabò non ha alcuna voglia neanche di discutere, al momento. A questo punto restano due do -mande senza risposte certe. Perché i soci di Dahlia hanno aspettato gennaio per alzare bandiera bianca quando la situazione è oggi nelle stesse condizioni di quattro mesi fa? E, soprattutto, perché mollare adesso? Fino all’autunno Dahlia era infatti in predicato di aggiudicarsi uno, forse perfino due dei multiplex messi in palio dal beauty contest sul dividendo digitale, tra i tre riservati ai nuovi entranti e per i quali non possono concorrere né Mediaset, né Rai e nemmeno Telecom. Uno di quei tre sarà appannaggio di Sky. Per gli altri Dahlia era il soggetto ideale: ha competenze, è già attivo, ha fatto investimenti ma non ha infrastruttura (tant’è che paga a Telecom un affitto da 24 milioni l’anno, ritenuto oggi decisamente troppo alto, visto che equivale a un quarto circa dei costi di infrastrutturazione ex novo di una frequenza, un affare per Telecom). Tra gli addetti ai lavori in questi giorni si parla molto dell’attivismo di Elettronica Industriale, la società Mediaset che gestiscel’infrastruttura di rete, per promuovere offerte e cordate in vista del beauty contest, e se così davvero fosse, sarebbe ancora più sospetto il ritardo del ministero (ora davvero l’iniziativa spetta a lui) nel pubblicare il bando. Ma Mediaset, si sa, hafame di frequenze. Ne sta per ricevere una quinta (che già usaperl’alta definizione, invia sperimentale) ma ce n’è una sesta, quella del Dvbh, la tv su cellulare, che non potrà usare per fare passare aspettando i suoi programmi ma solo per la nuova tecnologia T2. E se vuole aumentare la sua offerta pay in concorrenza a Sky, ha bisogno di nuovi canali. Non necessariamente da comprare, magari solo da affittare. Certo non ai prezzi di Telecom. E fuori Dahlia, fuori un concorrente pericoloso per quei multiplex. Quanto al calcio, superati in qualche modo i prossimi mesi, a giugno Infront e Lega Calcio riorganizzeranno, presumibilmente, una nuova gara per la stagione 2011-12. E se l’Italia fosse un paese normale ne trarrebbero perfino vantaggio. Tra sei mesi i passaggi dall’analogico al digitale saranno quasi finiti, e tutto il digitale varrà molto di più, mentre ancora a giugno scorso valeva appena la metà del satellite. Il problema è trovare operatori seri disposti a candidarsi. Italiani non ce ne sono. E gli stranieri, vista la scelta dei Wallenberg, se ne guarderanno bene.

Dahlia va avanti grazie ai giornalisti: il video del comunicato ufficiale

Il preoccupato volo degli Aironi su Dahlia

Questo articolo (intervista compresa) l’ho scritto e pubblicato sulle pagine web dedicate al rugby del sito di Radio R101

“Sì, sono sinceramente preoccupato”. Silvano Melegari, presidente degli Aironi Rugby non si nasconde. La situazione in cui versa Dahlia Tv è fonte di discreti mal di testa anche dalle parti di Viadana. Il presidente attende con impazienza un incontro tecnico previsto per la prossima settimana dove l’argomento verrà affrontato, ma al momento le notizie sono piuttosto frammentarie e poco chiare (ad esempio: Dahlia garantisce la copertura fino a fine stagione, ma le partite sono prodotte da società terze in outsourcing: sono state pagate? e se sì fino a quando?).
Nessun contatto ancora con Treviso o Fir, ma verranno presto.
Ecco quello che ha detto ai nostri microfoni

PER SENTIRE L’INTERVISTA DI MELEGARI CLICCA QUI

Il rugby in tv dopo Dahlia

Da Solorugby

Arrivata la messa in liquidazione di Dahlia, si riapre il “gran ballo” dei diritti tv legati al rugby. Due sono i fronti coinvolti. Oltre a quello più urgente legato alla Celtic League c’è infatti anche il Mondiale Under 20. E in mezzo l’attore principale: la Fir.
CELTIC LEAGUE “Un danno gravissimo”. Così il presidente della Benetton Treviso Amerino Zatta commenta oggi dalle colonne de “La Tribuna di Treviso” l’eventualità di non avere più copertura televisiva per i match di Celtic League. Eppure fonti interne all’emittente con base a Roma continuano a garantire che Benetton e Aironi continueranno ad essere trasmesse fino alla fine della stagione. Rassicurazioni che si scontrano però con la cruda realtà, quei problemi insormontabili che al momento lasciano senza lavoro 150 dipendenti.
Il primo segnale che ha preoccupato non poco i tifosi la mancata trasmissione di Ulster-Treviso. Tutto però secondo i piani: le partite che si tengono in Irlanda del Nord comportano infatti costi maggiori rispetto alle altre e le varie emittenti in gioco preferiscano non sobbarcarsi di spese ulteriori. Difatti, è accaduto anche in passato che non ci fosse la tv a seguire i match di Benetton e Aironi.
Il caos Dahlia tiene ad ogni modo in apprensione anche la Fir, alla finestra per studiare l’evolversi della vicenda. E non è detto che non si ritorni ad una delle ipotesi iniziali, vale a dire Sky.
MONDIALE UNDER 20 In pratica, mettere la Celtic nello stesso pacchetto del Mondiale Under 20 che, come anticipato qualche tempo fa da Solorugby.org, potrebbe finire proprio sulla rete satellitare. In Fir continuano a sostenere che il presidente Dondi voglia mantenere Sky quale ultima ratio, preferendo anzitutto emittenti più tecnologicamente ed economicamente accessibili soprattutto ai nuovi appassionati.
Per ultima lasciamo la Rai, negli ultimi tempi dal braccino monco più che corto in quanto a produzioni legate ad eventi sportivi. Per non parlare poi della poca affidabilità dei palinsesti, come dimostrato domenica in occasione del posticipo Prato-L’Aquila annunciato in diretta sul web e poi come per magia scomparso. Tuttavia se è vero che Dondi è a caccia di visibilità, tolta La7 (che può gestire un solo canale) la Rai rimane la candidata più forte, sebbene la quasi totalità degli avvenimenti sportivi sia passata oramai sul canale della testata sportiva senza fare più capolino sui canali in chiaro.
Il gran ballo è iniziato ed è probabile che si trasformi nella solita tarantella. A pensar male si fa peccato ma visti i precedenti…

Crac Dahlia: Treviso protesta

Da La Tribuna in edicola oggi

Dahlia è in liquidazione, e il popolo del rugby trevigiano, che aveva acquistato gli abbonamenti alla pay-tv per vedere i match della Magners Celtic League, insorge. «Si vedrà ancora il Benetton? Abbiamo pagato l’abbonamento per l’intera stagione, siamo a metà..» chiedono i telespettatori. A settembre, in occasione della storica prima edizione del torneo aperto all’Italia, con Treviso e Viadana in lizza, avevano risposto all’appello del colosso scandinavo, abbonandosi. Anche nei covi del rugby — bar e osterie — dove la televisione calamita appassionati per le trasferte dei «leoni» in Galles, Scozia e Irlanda, monta la protesta. «L’ultimo match non è stato nemmeno trasmesso, come altri — dicono numerosi supporter — e adesso cosa succede? Ah, saperlo. Se lo chiede anche il presidente del Benetton, Amerino Zatta, che interviene sulla vicenda. «Dire che siamo sorpresi è poco — dichiara Zatta — e ci troviamo anche a disagio, perché non siamo mai stati coinvolti né nelle trattative con l’emittente televisiva, nè al momento del contratto. Ha gestito tutto la Fir. Una cosa è sicura: non lasceremo nulla di intentato perché fra tre settimane, quando riprenderà la Celtic, ci siano garanzie di visibilità. Non è possibile che dopo i nostri investimenti per essere competitivi in uno dei massimi tornei di rugby a livello internazionale, la squadra rischi di restare senza vetrina da qui a fine stagione. Per la squadra, la società, i tifosi sarebbe una perdita gravissima, in termini di visibilità e di immagine». Intanto, la Rai trasmette il torneo di Eccellenza, il campionato, motlto meno apptibile se si parla di spettacolo… Sky aveva fatto offerte in estate alla Fir: invano.