Il GranDucato porta un sorriso all’Ospedale dei Bambini

Dall’ufficio stampa del GranDucato Parma Rugby

In occasione della festività di Sant’Ilario, Patrono di Parma, una delegazione del GranDucato Parma Rugby, formata dal Presidente Cosetta Falavigna, dal Vicepresidente Andrea Bandini, dall’allenatore dell’HBS Roland de Marigny, da alcuni giocatori e addetti ai lavori, si è recata in visita all’Ospedale dei Bambini.

La delegazione è stata accolta dal Primario Prof. Bernasconi che ha ringraziato tutti gli intervenuti e, facendosi portavoce anche dei suoi colleghi e di tutto il personale di pediatria, ha sottolineato l’importanza di questi gesti e del sostegno di tutti, per quanto piccolo possa essere e ha dichiarato: anche grazie al vostro apporto siamo riusciti a dare cinque borse di studio per la ricerca, ricerca che è importantissima per migliorare sempre quello che possiamo fare per i nostri pazienti.

Il mondo dello sport può fare molto per il sociale, ha poi continuato il Prof. Bernasconi, tutti dobbiamo fare squadra per sostenere e aiutare chi ne ha bisogno, un concetto che nel rugby è ben presente.

Per il vicepresidente Andrea Bandini quella di oggi, 13 gennaio, è stata l’ennesima visita all’Ospedale dei Bambini: ormai sono quasi dieci anni che vengo, fin dall’inizio del progetto per il nuovo padiglione, prima come Gran Parma Rugby e ora come GranDucato. È un qualcosa in cui crediamo molto e siamo orgogliosi di poter fornire il nostro apporto.

Quando abbiamo iniziato a parlare della creazione di GranDucato, ha detto il Presidente Cosetta Falavigna, Andrea ha posto come una delle condizioni indispensabili il continuare a dare l’appoggio all’Ospedale dei Bambini e noi siamo stati ben contenti di accontentarlo. Portare un sorriso a questi bambini è per noi una bella soddisfazione, così come portare un aiuto concreto a chi si occupa di questi bambini. L’impegno nel sociale è per la nostra società molto importante.

Questa visita è stata l’occasione per consegnare al Prof. Bernasconi una delle magliette utilizzate nel derby eil ricavato della raccolta fondi realizzata attraverso la messa all’asta delle magliette utilizzate nel derby e dalla vendita di calendari realizzati dalla società GranDucato Parma Rugby. La somma raccolta è stata di sei mila euro ed è stata divisa equamente tra Ospedale dei Bambini, Team Exodus e Comitato di Solidarietà Battista Berra, gli altri enti con cui i ducali collaborano.

I ragazzi si sono poi divisi in due gruppi e hanno fatto visita ai piccoli pazienti dei reparti di Pediatria e Oncoematologia pediatrica portando tanta simpatia e doni. Alcuni dei bambini ricoverati si sono anche fatti firmare qualche autografo, lasciando un po’ stupiti i giocatori, non abituati a questo genere di attenzione.

 

 

La Cina è sempre più vicina. Praticamente è a Prato…

Filippo Mazzoni su La Nazione – Prato

Quando lo sport diventa integrazione. Non sarà il primo caso, come ci auguriamo che non sia l’ultimo esempio di integrazione, ma il caso del tredicenne Jhonny Yu, giovane rugbista dei Cavalieri è probabilmente esemplificativo. Da due anni, il giovane rugbysta di origini cinesi ha iniziato a giocare a rugby nelle fila dei Cavalieri Junior, integrandosi nel migliore dei modi e dimostrando di avellniier 14 Jhonny ha iniziato éue anni fa con i Cavalieri Junior e ora è nella selezione regionale re attitudine alla disciplina tanto da meritarsi la convocazione nella selezione regionale Under 14. Una integrazione che procede nel migliore dei modi e che vede coinvolti, nell’ambito sempre delle formazione giovanili dei Cavalieri, anche per vicinanza geografica, altri tre ragazzi cinesi. Quello di Yu non è l’unico caso, nel panorama sportivo pratese in generale e nel rugby in particolare. Saranno proprio i principi di questo sport, il gruppo, l’idea che si vince solo tutti insieme, l’unione, ma in effetti il rugby si sta dimostrando disciplina che aiuta questo tipo di integrazioni in ogni categoria, dal minirugby alle squadre senior. Anche il Gispi Rugby Prato, l’altra società pratese che si occupa dell’attività giovanile fino alla categoria Under 16, è in effetti una vera e propria “multinazionale”. Nelle proprie categorie militano bambini cinesi, rumeni, albanesi, marocchini, inglesi, brasiliani e addirittura del Bangladesh che si sono integrati nel migliore dei modi. Spesso le barriere linguistiche sono un problema insormontabile, ma con una palla in mano o tra i piedi tutto diventa più facile e da questo punto di vista i grandi dovrebbero imparare dai bambini cosa vuole dire integrazione. Dal punto di vista seniores in ambito rugbistico a farla da protagonisti sono i giocatori di origine argentina (Villagra, Poloni, Bocca, Otano, Murgier e Canale), ben sei. Non manca un sudafricano Moore, un tedesco (caso strano in effetti per il rugby) Von Grumbkov e una buona rappresentanza di Neozelandesi o isolani come Wakarua e Ngawini (neozelandesi appunto), Mafi (tengano) e Soqeta (fijiano). Casi simili a quegli dei giovani rugbisti in erba sono i ventenni Majstorovic (di origini croate) e Rodwell (nato negli Usa da padre inglese e madre tedesca) cresciuti rugbisticamente e non solo proprio in Italia. Oggi intanto, nella sala giunta del palazzo comunale, è in programma la conferenza stampa di presentazione della sfida delle coppe europee di sabato tra Cavalieri e Harlequins e di tutti gli eventi collaterali, il Cavalieri Village, il pranzo prepartita e il mercatino dei prodotti tipici organizzati in via Firenze, nella zona antistante lo stadio, proprio in occasione della sfida contro la blasonata formazione inglese che chiamerà a Prato, 500 tifosi dall’albione e tanti appassionati della pallaovale da tutta la Toscana.

Giovani Briganti con una palla ovale contro la mafia

Minirugby.it ci informa che…

I Briganti Rugby Librino, in collaborazione con As.a.a.e – Associazione Antiracket Antiusura Etnea – organizza il Trofeo della Legalità.
La manifestazione si propone di utilizzare un momento d’incontro sportivo per sensibilizzare i bambini ed i loro genitori sui temi della legalità e del rispetto delle regole di convivenza civile. L’As.a.a.e non è nuova ad iniziative di questo genere, ha infatti già sponsorizzato e affiliato il suo nome a quello di una squadra del campionato giovanile di pallavolo e ora si propone di farlo anche con il rugby, trovando nell’associazione sportiva “I Briganti” di Librino, il partner ideale per dar vita ad una manifestazione che coniughi la voglia di fare sport e di divertirsi insieme, con la voglia di crescere in maniera responsabile e civile.
Il Trofeo prevede la partecipazione di selezioni Under 12 e Under 10, che giocheranno domani, giovedì 13 gennaio 2011, presso l’impianto “S. M. Goretti” di Catania, zona Fontanarossa. Sono iscritti Enna Rugby, Fiamma Cibali, I Briganti, Cus Catania.
Il raduno delle selezioni è previsto per le ore 13.30 con conclusione del torneo entro le ore 18.00.

A seguire ci sarà la premiazione e l’intervento di un socio dell’ As.a.a.e, oltre a quello del presidente dell’As.a.a.e Gabriella Guerini. Alla fine si darà vita all’immancabile terzo tempo che coinvolgerà tutti i partecipanti.

Programma della giornata:
categoria Under 10 e Under 12:
ore 13.30/1.:00 accoglienza delle selezioni, riconoscimento da parte del direttore
di gara, distribuzione delle squadre nei campi di gioco.
ore 14.30 inizio dei gironi di qualificazione.
ore 15.30 finali
ore 16.30 intervento con il testimonial e premiazione
ore 17.00 merenda e saluti finali.
La partecipazione è gratuita

Informazioni
Stefano Curcuruto (3402949027); Piero Mancuso (3289177647).

Cus Brescia e Gorillaz Fan Club: non il solito calendario

Una bella iniziativa, una bella storia. Un articolo di minirugby.it (bravissimi!) a firma di Marco C. e da leggere tutto d’un fiato

Il Cus Rugby Brescia di amici ne ha tanti; c’è chi offre il proprio tempo e chi i proprii soldi. Paolo Ferraglio è una persona che offre tutto se stesso. E’ facile lodare chi grazie alla sua forza di persuasione, è riuscito a convincere i ragazzi del CUS Brescia Rugby, e da questo anno anche il Gorillaz, fan club del Rugby Lumezzane, ad avvicinarsi a noi; è facile e comodo (così ringraziamo tutti, nominandone uno solo), indicarlo come il più benemerito. Dobbiamo dire che il terreno in cui ha seminato è veramente adatto a queste iniziative, i ragazzi del CUS e del Gorillaz li abbiamo conosciuti, e sono l’incarnazione dello sport che praticano. Forza, costanza, impegno, solidarietà e voglia di divertirsi sempre, anche nelle difficoltà. I nostri figli si sono subito trovati a loro agio con questi giganti giocosi e scanzonati, e noi genitori siamo rimasti a bocca aperta davanti alla loro pazienza e alla loro capacità di rendere normale e superabile ogni cosa.
L’anno scorso il loro “lavoro” ha portato alle famiglie del Centro Bresciano Down circa 8 mila euro, risorse fondamentali in questi periodi di vacche magre, ma quello che hanno regalato a noi è molto di più. Quando verifichiamo con mano che c’è un mondo a misura di tutti gli uomini, dove non esiste discriminazione e dove ci sono persone che si spendono con semplicità per gli altri, noi genitori siamo più felici e fiduciosi per il futuro dei nostri figli.

Centro Bresciano Down e Cus Brescia

Il calendario creato con le foto scattate sul campo è uno strumento come altri se si vede lo scopo finale, quello di recuperare soldi, ma assume una dimensione diversa se notiamo la gioia che traspare dalle immagini, e se pensiamo ai bei momenti che hanno immortalato.

L’incontro con i ragazzi del CUS, in un pomeriggio stupendo per il meraviglioso cielo che Brescia ci ha regalato, ma eccezionale per l’atmosfera carica di emozione e di attesa. Primi urli di gioia all’ingresso della nostra squadra in campo, ad attenderli c’erano tutti quelli del CUS; enormi, in fondo al campo li guardavano di soppiatto. Le due squadre si studiavano con curiosità e interesse; i nostri ragazzi che non stavano più nella pelle, orgogliosi nelle loro magliette blu e rosse con il marchio CBD ben impresso, calzoncini rossi, e calze a strisce rosse e blu. Divisa indossata con risultati diversi, taglie giganti per i nostri più piccoli. Poi alcuni atleti del CUS hanno raggiunto la nostra squadra di scalmanati, e dopo una breve presentazione hanno cominciato gli allenamenti.
I primi sorrisi, quando i pantaloni non stavano su e qualche mano forte ha legato la corda in vita, o ha riportato sotto il ginocchio calze altrimenti inguinali. Quanti sorrisi spuntavano sui volti dei nostri ma anche degl’istruttori. E gli altri colossi? Non c’è la facevano più, uno dopo l’altro hanno raggiunto i nostri ragazzi, strette di mano e pacche sulle spalle, ci siamo tutti.
È bastato un via e tutto il campo si è macchiato di colori, gruppi di ragazzi si allenavano insieme, parlavano, giocavano. I genitori seduti su di un muretto, emozionati, quasi con le lacrime agli occhi per il miracolo che stava accadendo. Ragazzi dai 10 al 25 anni che senza remore e con grande divertimento si buttavano, rotolavano, avvinghiavano dei giganti delicatissimi ed attenti.
Chi si è divertito di più? Non abbiamo dubbi: tutti! Questo secondo incontro è stato più sentito dai nostri figli; chi già aveva partecipato nel 2009 desiderava tuffarsi nuovamente alla ricerca del divertimento passato, chi invece era “nuovo” a questa esperienza, voleva vivere appieno quanto i propri amici gli avevano raccontato. Nessuno è rimasto deluso.
Cosa è stata? Una bella esperienza da rivivere. Quando? Certo prima possibile. Nel frattempo, un grande e bel ricordo da portare nel cuore…  grazie ragazzi.

 

In mischia, per uscire dai problemi

Un articolo a firma di Marco Birolini su L’Avvenire di oggi

«Ragazzi difficili? Forse sono solo in cerca di quattro regole che nessuno ha mai dato loro…». Agostino Gotti è il referente di “Facciamo meta”, un progetto educativo che mira al recupero degli adolescenti problematici attraverso il rugby. Il metodo è semplice e piuttosto spiccio: niente prediche e inutil i lavate di testa, Gotti e i suoi allenatori prendono i gianburrasca e li scaraventano in campo. Lottando per conquistare una palla ovale, ritrovano fiducia negli altri e soprattutto in se stessi, con benefici comportamental i evidenti già dopo pochi incontri . A portare avanti il progetto, attivo a Grumello del Monte e in altri otto comuni bergamaschi vicini, sono Bergamo Rugby e Cooperativa Arkè. I presidenti delle due associazioni sono stati i primi a credere nelle potenzialità formative di uno spor t chi sarà pure minore ma che tempra fisico e spirito come pochi altri . “Facciamo meta” raggiunge le scuole, ma soprattutto i doposcuola organizzati da comuni e oratori in un territorio dove l’integrazione degli immigrati indiani e nordafricani resta fragilissima. Spesso gli esclusi sono proprio i giovani stranieri.Visto che educatori e volontar i faticano a contenerli e a coinvolgerl i nelle altre attività, si è pensato di ricorrere alle maniere ruvide del rugby. L’impatto equivale a uno choc. «Puntiamo a sorprendere e a spiazzare i ragazzi fin dal primo contatto: individuato nel gruppo quello che fa il bulletto lo si smonta subito – spiega Gotti -. Lo prendi e ad esempio gli dici: ok, hai dimostrato di saper fare il pagliaccio, ora dimostrami che puoi fare anche la persona seria…». Una terapia d’urto che funziona perché obbliga a togliersi la maschera. Il rugby richiede del resto un forte spirito di gruppo: «Molti di questi ragazzi si relazionano a fatica con i coetanei. Magari sono già stati anche scartati dalle squadre di calcio locali. Noi gli diamo una seconda possibilità, facendogli capire che tutt i possono essere importanti . Anche il ragazzotto sovrappeso che non è un fulmine di guerra. Lo mettiamo ad alzare i compagni nella rimessa laterale, gli altri capiscono subito che c’è bisogno di lui». L’esperimento pilota è partito l’anno scorso a Tagliuno: alla fine è nata una vera squadra che si è confrontata con un team della Bergamo Rugby. «È bastato dar loro una divisa nuova per farli sentire importanti : per la prima volta gli altri ragazzi del paese li hanno guardati con ammirazione e rispetto». Gli insegnamenti sul campo valgono più di mille parole: «Nel rugby devi sempre passare indietro – continua Gotti -. Capisci in fretta che se non c’è nessuno alle tue spalle, non puoi fare molta strada. E poi c’è un’altra cosa che attrae i ragazzini…» Quale? «Beh, il fango. Sguazzarci dentro piace tantissimo…». La scuola del rugby è così: dura e pure sporca. «Ma sa far emergere la parte più bella che uno ha dentro», sorride Gotti .