Il rugby femminile non dimentica L’Aquila

A Rovigo, in occasione di Italia-Irlanda, gara inaugurale del Sei Nazioni femminile

Sport e solidarietà vanno a braccetto. “Le Rose Rovigo Rugby” e il Comune di Rovigo promuovonouna mostra fotografica che ripercorre i vari istanti della tragedia che ha colpito l’Aquila.“L’Aquila: 6 aprile 2009. Per non dimenticare” è il titolo della rassegna espositiva allestita nellasala Gran Guardia, in piazza Vittorio Emanuele II, che verrà inaugurata giovedì 3 febbraio alle 18.
Le opere di Roberto Grillo, circa un centinaio di diverse dimensioni, accompagnano lo spettatorein un percorso di emozioni e di sentimenti che trapelano dalle immagini scattate prima e dopo ildevastante terremoto che ha investito l’Abruzzo due anni fa.
Da sempre legate dalla stessa passione per il rugby, Rovigo va “in sostegno” a L’Aquila e ospita lamostra per mantenere viva l’attenzione sulle situazioni di disagio che molti abruzzesi vivono ancoraoggi.
In occasione quindi del grande evento internazionale Italia vs Irlanda – prima gara del Sei Nazionidi rugby femminile che si disputerà domenica 6 febbraio allo stadio “Battaglini” – il ComitatoOrganizzatore “Le Rose Rovigo Rugby” insieme al Comune di Rovigo – Assessorato alle Politichegiovanili e allo sport rappresentato da Giovanni Cattozzi hanno deciso di sposare l’iniziativa e dioffrire la massima visibilità possibile alla mostra fotografica.
Trait d’union con l’autore, è stato il noto fotografo rodigino Giampaolo Donzelli. Per l’allestimentodell’esposizione partecipano il circolo fotografico “Athesis” di Boara Pisani-Stanghella conGiovanni Casna e il presidente Graziano Zanin.

Campagne: azzurri per la sicurezza stradale

Da “Libero”

Saranno i faccioni belli e accaldati di Sergio Parisse e dei fratelli Bergamasco, idoli della nazionale di rugby, a fare da testimonial alla nuova campagna sulla sicurezza stradale lanciata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Intitolata, in modo iperesplicito, “Sulla buona strada”, la campagna istituzionale partirà il 5 febbraio, allo stadio Flaminio di Roma che ospiterà la partita Italia-Irlanda. I rugbisti azzurri scenderanno in campo con uno striscione recante la scritta “quando guido io non scherzo”: ovvero lo slogan della campagna che, per il secondo anno consecutivo, si appoggia alla Federazione Italiana Rugby come “promoter” fresco e credibile. Giovani atleti che parlano ai giovani e che, forti delle regole di lealtà su cui si fonda il rugby, riusciranno a mandare un messaggio chiaro e pulito, tutto improntato sulla sicurezza alla guida. Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti Altero Mattioli ringrazia: anche quest’anno ha fatto goal. Pardon, ha fatto meta. Buon match e buona guida a tutti i tifosi italiani

Alessandria, provincia di Tirana

Dalle pagine piemontesi di TuttoSport. Di Enrico Capello

PARLA albanese l’Alessandria salita, grazie alla vittoria per 42-27 sul Lecco, al sesto posto di serie B. Centro nevralgico del saccesso sui lombardi è stata la terza linea formata da atleti originari del paese adriatico: il centro Elton Cullhaj, 22 anni, autore di tre mete, e i fratelli, entrambi flanker. Enea ed Ilir Shpella, 22 e 23 anni. Giunti in Italia tra fine anni ’90 e il 2001, Elton, Enea ed Ilir hanno trovato nel rugby una ragione di vita. «Ho cominciato nel Mantova – spiega Cullhaj, natio di Durazzo – sulla spinta di un professore di scuola che mi aveva portato a vedere una partita. Partii dalle giovanili ed arrivai fino in serie B. Quindi approdai in serie A al Viadana e al Firenze, finché un ex compagno, l’argentino Parrà, diventato tecnico all’Alessandria, mi propose di trasferirmi in Piemonte, dove vivo da due anni». Cullhaj è un professionista ed in riva al Tanaro oltre a giocare, segue il progetto scuola e il mini rugby. «Quest’anno puntiamo alla metà classifica -conclude – ma, nel futuro, nulla ci vieta di pensare alla A». Ciri si divide tra il lavoro di elettricisti e l’ovale sono i fratelli Shpella. «Per noi tutto iniziò al campo “Ferrovieri” di Alessandria verso i 15 anni -spiegano il massiccio Enea (1,87 cm, 98 Kg) e Irmi; più tecnico e sgusciante, originari di Valona – dove scoprimmo uno sport perfetto per un albanese che ama la forza e lo scontro fisico duro ma leale. L’Alessandria è per noi una famiglia. Siamo stati accolti bene e in amicizia fraterna. Ci sentiamo come in Albania, visto che oltre a noi due e Cullhaj ci sono in rosa il centro Kiptiu e il giovane Cala. Abbiamo un sogno: ricomporre la nazionale albanese. Ci sono già state riunioni con altri rugbisti che giocano in Italia e speriamo di celebrare presto il primo caps con la maglia della nostra terra».

Fratelli Bergamasco + De Rossi = aiuto all’Aquila

Da Abruzzoweb

Bambini che giocano con la palla da rugby tra le macerie del centro storico. Nella scena successiva sono invece i campioni del rubgy a lanciarsi la palla ovale nell’insolito scenario delle chiese martoriate dal sisma e a dire: “Io non posso dimenticare”.

È questo lo spot realizzato per la campagna sociale del Comune dell’Aquila “Il coraggio di ricordare” che da febbraio andrà in onda sulle reti televisive nazionali (La7, Sky e Rai).

Nato da un’idea del vice sindaco Giampaolo Arduini, lo spot vede testimonial importanti come gli aquilani Andrea Masi e Maurizio Zaffiri, Andrea Lo Cicero, Mauro e Mirko Bergamasco, Fabio Ongaro, Santiago Dellapè e Totò Perugini.

Partecipazione straordinaria quella del centrocampista della Roma Andrea De Rossi, a cui nell’ultima inquadratura dello spot viene passata la palla ovale.

Combattere il regime con mische e touche. Tutte al femminile

Da Il Venerdì di Repubblica, di Riccardo Bianchi

Era il 2004 quando un gruppo di universitarie di Teheran partecipò al primo corso di avviamento al rugby. Mancavano pochi mesi all’elezione di Mahniud Ahmadinejad, che durante la campagna elettorale aveva promesso più libertà per le donne nel praticare e guardare lo sport. Nacque così la prima squadra di rugby femminile iraniano. Nonostante l’obbligo di giocare velate, nonostante le critiche dei familiari per quella disciplina
considerata violenta e, soprattutto, «maschile», spuntarono nuove formazioni in tutto il Paese.
Ma il successo del gioco si è scontrato subito con le restrizioni imposte dallo stesso Ahmadinejad, una volta diventato presidente. Per disincentivare le atlete gli uffici governativi, per gli allenamenti, non concedono i campi, ma solo le palestre. Agenti della sicurezza circondano le strutture e bloccano tutto se degli uomini si avvicinano a guardare. Ed è spuntata una nuova legge che vieta agli allenatori maschi di insegnare a squadre femminili, anche se non ci sono donne esperte: alcuni coach che non l’hanno rispettata sono
45 continuo dalla pagina precedente stati accusati di adulterio o di violazione delle nonne sul pudore.
Niente è riuscito però a fermare l’entusiasmo delle ragazze: né l’assenza di fondi per
organizzare amichevoli né la mancanza di un campionato: nel 2009 la federazione ha messo in piedi la prima rappresentativa nazionale femminile, l’ha affidata a un’allenatrice
neozelandese e l’ha spedita in Laos per una serie di amichevoli. Risultato: sei vittorie su sei partite. A quel punto il governo si è complimentato, assicurando che avrebbe mandato la
squadra ai giochi asiatici di Guangzhou, che si sono tenuti nel novembre scorso.
Poi ha cambiato i vertici della federazione e in Cina non ha inviato nessuna formazione. Faramarz Beheshti, regista iraniano, ha percorso settemila chilometri in tre anni per raccontare la storia delle ragazze della palla ovale. Cercava spunti per un film, ne è uscito
un documentario a mille voci, Salam Rugby. La stampa iraniana – senza averlo visto, dal momento che è vietato – ha scritto che è finanziato da Israele e che le ragazze intervistate sono delle sovversive. Invece le ragazze vogliono una cosa sola: capire il senso di tanta
feroce opposizione alla loro passione. «Il governo vorrebbe spingerle a stare in casa, o con le leggi o dipingendole come poco di buono» dice Beheshti. E le giovani si ribellano, a loro modo; coprendosi la testa con bandane americane, giocando truccatissime, facendo apprezzamenti sui ragazzi della security, mentre sono obbligate ad aspettare in pullman che dal campo dove si alleneranno escano i giocatori e i tifosi maschi. Salam Rugby sta facendo il giro del mondo tra rassegne e festival. A quello di Milano ha vinto il premio Diritti
umani, ma Beheshti non è potuto andare a riceverlo perché il visto non è arrivato in tempo.