Lignano, ultima tappa prima della Nuova Zelanda?

Rosario Padovano per il Messaggero Veneto

Il ritiro premondiale della nazionale italiana di rugby la prossima estate a Lignano? L’assessore regionale allo sport, Elio De Anna, ci crede e oggi a Roma incontrerà il general manager azzurro, Carlo Checchinato, per ottenere l’ok. De Anna, ex nazionale degli anni Settanta, in passato è già riuscito a portare Zanni e compagni in regione: la prima volta nel 2006 a Fontanafredda, dove gli azzurri hanno affrontato e battuto in un test match il Canada (l’assessore a quell’epoca era presidente della provincia di Pordenone); la seconda volta, ed è ricordo recente, nel novembre del 2009, quando lo stadio Friuli ha ospitato la sfida ai campioni del mondo del Sudafrica davanti a oltre 30 mila spettatori. Le possibilità che De Anna convinca ancora una volta la Federugby ci sono, anche perchè è terminato, dopo 4 anni, il rapporto di collaborazione con la Valle d’Aosta sede abituale dei ritiri della Nazionale. «Vedrò Cecchinato per concretizzare la volontà espressami dalla Nazionale di svolgere la preparazione per i Mondiali nella nostra regione – ha dichiarato Elio De Anna – il luogo prescelto per il ritiro è la Ge.Tur. di Lignano. Sul piatto della bilancia c’è una contropartite economica della regione, che vede in questa iniziativa la possibilità di promuovere attraverso il rugby l’immagine del Friuli Venezia Giulia». Il ritiro premondiale potrebbe cominciare ai primi di agosto e durare un paio di settimane. I Mondiali che si giocheranno in Nuova Zelanda cominceranno il 9 settembre e l’Italia debutterà 111 contro l’Australia. Prima del mondiale gli azzurri disputeranno due amichevoli. La prima in casa il 13 agosto, contro il Giappone, nazionale che in quel periodo sarà in Italia per svolgere la preparazione; la seconda a Edimburgo contro la Scozia, la nazionale che sancì l’eliminazione di Troncon e compagni dall’ultimo Mondiale al termine della prima fase, nel 2007. La Fir vuole che la partita si giochi nella stessa regione dove si svolge il ritiro. «Trieste è esclusa per motivi di spazio – afferma De Anna – Udine ha uno stadio troppo grande per una nazionale come il Giappone. Vorrei, perciò, riportare l’Italia a Fontanafredda, vicino al Veneto». Lo stadio Tognon sarebbe, però, considerato troppo piccolo dalla Fir. Rosario Padov

New Zealand 2011: le truffe sono già “mondiali”

Stefania Mattana su Rugby 1823

Quando i grandi eventi sportivi si affacciano al grande pubblico, spunta sempre la truffa di turno. Capita durante le Olimpiadi e le manifestazioni mondiali e continentali degli sport più popolari, e il rugby non si sottrae a questo incidente di percorso. Il business più produttivo dei malintenzionati è certamente la vendita di biglietti falsi attraverso siti web ingannevoli e fraudolenti, come ci racconta Stefania Mattana.

Frodi e truffe il cui numero sempre crescente ha preoccupato per la prima volta anche i vertici della RWC. 
 È stato infatti emesso un comunicato ufficiale che invita gli amanti del rugby di tutto il mondo a prestare particolare attenzione agli acquisti in rete. 
 Il campanello d’allarme è suonato talmente forte che quelli della Rugby World Cup Limited hanno chiamato al loro fianco anche la Commissione di Commercio e la International Consumer Protection e Enforcement Network (dell’ICPEN), con l’obiettivo di lavorare sinergicamente per contenere il problema e allertare in maniera puntuale i rugbiofili dei cinque continenti.
L’amministratore delegato della Rugby World Cup Limited, Mike Miller, si è detto favorevole all’istituzione di questa rete globale di controllo per scovare ed eliminare i truffatori. “Apprezziamo molto l’aiuto dell’ICPEN, che ci dà una solida mano a proteggere gli interessi dei nostri consumatori e a evitare vendite fraudolente e ingannevoli dei biglietti per la RCW 2011 – ha dichiarato Miller –. L’obiettivo comune è quello di tutelare gli acquirenti di tutto il mondo, che vogliono solamente godersi questa bella vetrina di rugby che è la Coppa del Mondo”.
Il direttore esecutivo della Commissione di Commercio, Greg Allan, ha spiegato che eventi del calibro della Coppa del Mondo di rugby fanno davvero gola ai truffatori di ogni tipo; inoltre, la natura globale di Internet amplia maggiormente il loro spettro d’azione, per cui è più facile raggiungere i consumatori, alla faccia delle frontiere nazionali. “Per questo motivo – ha concluso Allan – la cooperazione internazionale gioca un ruolo importantissimo: grazie al lavoro di tutti è possibile individuare i siti falsi, avvertire i consumatori, e perché no, qualche volta anche riuscire a far chiudere bottega ai truffatori”.
Per quanto riguarda i consigli ai consumatori, quelli della Rugby World Cup mettono in allerta sull’uso indebito sul web di immagini e loghi ufficiali della Coppa del Mondo: riconoscere questi marchi, posti in bella vista sui siti, non è quindi sinonimo di affidabilità. Attenzione anche alle e-mail di spam o phishing: mail a firma della Rugby World Cup Limited che vi invitano a partecipare a lotterie a tema o a concorsi nascondono clamorose truffe. Cestinate senza battere ciglio anche le e-mail che richiedono pagamenti supplementari o vi inducono a rilasciare informazioni personali per ottenere dei biglietti.
“Molti di questi truffatori, però, utilizzano sistemi di frode e siti web molto più sofisticati di una semplice mail di spam – avverte ancora Allan –. Tanti consumatori pensano di trattare realmente con venditori ufficiali di biglietti della Coppa del Mondo, e vengono ingannati. Lo scenario peggiore che ci immaginiamo è quello di un sacco di persone che viaggiano fino alla Nuova Zelanda per poi scoprire che i loro biglietti non sono validi, o peggio sono falsi”.
Ma qual è allora il modo per non essere fregati, se si vogliono acquistare i biglietti per il Mondiale? Allen ha una sola, semplice ricetta: affidarsi agli organi ufficiali. Il sito della RWC permette di acquistare i biglietti di tutte le partite, mentre per quanto riguarda i dettagli del viaggio ufficiale del torneo e il programma di ospitalità potete fare riferimento al portale di Travel&Hospitality della RWC.

Mondiali 2011: l’IRB mette le Fiji sotto osservazione

Da Rugby 1823

Un regime militare assai poco democratico, un governo che si interessa troppo alla palla ovale e una Federazione decapitata proprio dal regime. Insomma, una situazione non certo bella e una situazione che all’Irb non piace. Che ha scritto alla Federazione figiana, minacciando l’esclusione dei pacifici dai prossimi Mondiali in Nuova Zelanda.

Il Ministro per lo sport delle Fiji Filipe Bole aveva obbligato il consiglio federale alle dimissioni a inizio mese, fissando per il 29 gennaio la riunione che avrebbe dovuto sostituire il presidente Keni Dakuidreketi. Una riunione che, però, è stata rinviata dopo che l’Irb è intervenuta duramente. “Ogni azione che sia in contrasto con la costituzione della FRU implicherà un cambiamento dei rapporti tra la union e l’Irb. Le conseguenze potrebbero arrivare a una seria valutazione da parte dell’Irb sul mantenimento della FRU all’interno del Board stesso”. Una lettera che, tradotta, significa: o le cose ritornano alla normalità o le Fiji non parteciperanno ai prossimi mondiali programmati a settembre in Nuova Zelanda.

Quattro kiwi sulla strada del Mondiale

Da Rugby 1823

Mancano ancora 200 giorni al traguardo della Rugby World Cup 2011, ma per quattro ragazzoni pazzi per la palla ovale il mondiale è iniziato già due anni fa, con un pulmino. La bizzarra storia sembra scritta da uno sceneggiatore degli anni Settanta, eppure è tutto vero. E non poteva che venire dalla Nuova Zelanda ed esserci raccontata da Stefania Mattana.

Decisi a vedere 17 match del mondiale senza avere limitazioni logistiche, i quattro creativi kiwi hanno deciso di ristrutturare un vecchio scuolabus. “L’idea era quella di non spendere nemmeno un centesimo di alloggio presso i luoghi dove si disputeranno le partite, e di poter guidare da una città all’altra portandoci appresso… la nostra casa!” ha dichiarato uno dei protagonisti, Mark Nurse.
Tutto ha avuto inizio due Coppe del Mondo fa, quando il quartetto di Whangarei – cittadina di 75 mila abitanti a nord di Auckland – ha deciso di istituire un fondo monetario da investire su un bus. E visto il risultato, probabilmente i quattro non hanno risparmiato sui … risparmi: a parte il costo dei biglietti per le partite, i rugby fan hanno già speso la modica cifra di quasi 57 mila dollari neozelandesi (più o meno 40 mila dollari americani) per ristrutturare la loro dimora gommata.
I futuri inquilini dello scuolabus non nascondono la soddisfazione per essere riusciti a completare il loro progetto prima del fatidico settembre 2011: “È fantastico ciò che si prova mentre si costruisce qualcosa con le proprie mani – ha detto ancora Mark –. Quando poi abbiamo messo in moto il bus per la prima volta è stata un’emozione unica: abbiamo davvero visto il nostro sogno iniziare a realizzarsi”.
Dennis Slope invece non solo tiene a esaltare l’idea del viaggio incentrato sulla palla ovale, ma spiega i vantaggi di andare in giro per il loro Paese dentro un autobus pieno di tifosi di rugby, i suoi amici: “È molto più di quattro persone che viaggiano insieme; siamo quattro compagni, quattro amici, che passeranno sei settimane a ridere e a scherzare, guardando dell’ottimo rugby e dando vita al sogno di quando eravamo ragazzi”.
Ma anche lo scuolabus ha la sua gloriosa storia di gioventù: nel 1984 il bus Isuzu trasportava giovani studenti intorno all’area del porto di Hokinanga, nel profondo versante nordoccidentale della Nuova Zelanda. Una volta andato in pensione, è rimasto per qualche anno a Rawene, una cittadina nei pressi del porto, nel garage di Rick Fisher, che poi l’ha rivenduto a Mark, Dennis e company per 8 mila dollari americani. Ora ne vale più di ottantamila.
Il viaggio inaugurale di Bus 4, così è stato prontamente ribattezzato l’Isuzu, lo ha riportato proprio al garage di Fisher, per mostrarsi in tutta la sua trasformazione, da vecchio catorcio com’era. “Quando l’abbiamo acquistato, ci siamo ripromessi che il primo viaggio sarebbe stato proprio questo – ha raccontato Ross Smith, – Abbiamo deciso che non avremmo messo solo un materasso e un secchio dentro il bus; ci siamo impegnati tanto, con zelo e sacrificio”.
E infatti il restyling di Bus 4 è coinvolto molto più di un secchio e un materasso. Lo scuolabus è dotato addirittura di una cucina e una zona notte separata. Non era certo quello che si aspettava Fisher, che ha dichiarato: “Quando l’ho visto, non ci volevo credere. Non sembrava per nulla il bus che gli ho venduto”.
Ai quattro rugby fan adesso non resta che mettere in moto il bus per il giusto rodaggio, prima di partire per il loro obiettivo chiamato RWC. Chissà se hanno un posto anche per me!

Ritratto inglese dell’orso russo che aspetta l’Italia

Emma Stoney sull’Herald tribune di oggi traccia un profilo della squadra russa, che ha conquistato per la prima volta il Mondiale e che è nello stesso girone degli azzurri.

If you stopped average Russians on the Street and asked them about the country’s rugby union team, the chances are you would be met with blank stares. But those involved in the game in Russia are celebrating the fact that the Bears have qualified for their first Rugby World Cup after finishing second in the European Nations Cup last year. Russia will attend rugby’s showpiece event in New Zealand, which begins in September. Beating the most powerful of its Pool C opponents — Australia, Ireland and Italy — may be the stuff of dreams. But the man who has been integrai to their success so far, Steve Diamond, believes that if the team plays to its potential, it could beat the fifth member of the pool : the United States. “It’s ali about performance,” said Diamond, an Englishman who since 2008 has been Russia’s director of elite rugby and forwards coach. “No country’s come to a World Cup and won a game first time up, and we’ve got Australia, Ireland, Italy and U.S.A. “One of our goals is to score a try in every game. To some people, it seems a bit simple, but if we can do that — we’re obviously not going to pump America up and say we’re going to beat them, but they are our target. “If we’re as fit as them and we play well on the day and they don’t have a great day, then I think we can pulì off a result, which would be massive.” Rugby may not register in the daily lives of many Russians, but their qualification for the World Cup has piqued the interest of rugby fans in general, said the Bears’ backs and skills coach, Henry Paul, a former New Zealand rugby league and England rugby union international. “Being a Kiwi and playing in England for a long time, a lot of people ask and want to know how Russia are going,” Paul said. “They are really, really excited about Russia because it’s such a closed book, and the country was so closed off.” Ranked 18th on the International Rugby Board rankings, Russia is classified as a Tier 2 performance nation by the world game’s governing body. But it has ambitions to change that and to be more competitive when taking on higher-ranked Tier 2 nations like the United States, Georgia and Japan, which thrashed Russia 75-3 in a match last November. It helps that the players involved in the country’s domestic competition are ali full-time paid professionals, even though the league itself is of a lower standard than the high-profile competitions in Europe, like the Aviva Premiership in England or the Top 14 in France. The game in Russia also has the backing of a wealthy benefactor, Vyacheslav Kopiev, who is also the president of the Rugby Union of Russia. Kopiev has paid for a two-week training camp the national team is holding in New Zealand. Kopiev also owns a television network in Russia, which ensures that rugby gets aired during prime time. “We’ve got a conscientious owner and president who is a successful businessman,” Diamond said. “He doesn’t throw his money about, but we go to him with a proposition for how we are going to run the budget for the next 12 months and he’ll say no to some things but will generally agree with what we suggest.” But as with any developing sport, funding from the game’s governing body is cruciai. “Our funding from the I.R.B. is helpful. But we’re a performance nation and we want to become a high-performance nation,” Diamond said. If teams are of a higher standard, they receive more money from the I.R.B. “We get maybe £500,000 off the I.R.B. now, but if we become a high-performance nation, like America or Canada or Japan, we get maybe £2 million, which is a huge amount of money for a team at this standard.” Up to now, Diamond and a fitness trainer, Nigel Ashley-Jones, an Australian, have worked hands-on with the Russian squad for only about 20 weeks a year — usually a week or so before a test, during competitions or during a training camp like the one taking place in New Zealand. The rest of the time, the players are expected to work on programs that have been laid out for them under the guidance of Russia’s head coach, Nikolay Nerush, and the rest of the Russian management team. Diamond will scale back his involvement with the team after next month, when he starts a new job as executive di rector of sports with the English rugbj union club Sale Sharks. But he will stil play some part in the Bears’ upcominj European Nations Cup and Churchil Cup fixtures and at the World Cup. Paul, who joined the group in June plans to immerse himself further in the country’s rugby landscape, working with coaches and players after spend ing just a total of seven weeks with the Russian team in six months and anothei couple of weeks working with clubs ir Moscow and Siberia. “They do need people on the grounc over there, not just coming once everj couple of months and doing a trip,” Pau said. “Working with the teams in the premiership is great, but they have theii own club codes and their own manage^ ment, so it’s quite hard to rock in there and do a session without maybe upset ting what they are used to doing anc what they have been coached to do,” he said. “With the under-20s, it’s brilliant because you ‘ ve got a clean slate.’