Dahlia Tv: Mediaset e il passo indietro. Quello del mercante

Lancio dell’agenzia ASCA di questa mattina

‘E’ una vicenda che per ora non ci vede protagonisti”. Il Consigliere di amministrazione di Mediaset, Gina Nieri, risponde cosi’ ai cronisti che gli chiedono di un eventuale interessamento del Gruppo per i diritti tv delle partite di calcio che Dahlia potrebbe presto rimettere sul mercato a seguito del fallimento.

”La Lega Calcio – ha aggiunto la Nieri a margine di un convegno alla Luiss – sta facendo tutto un suo ragionamento e sulla vicenda c’e’ anche il ministro Romani ma per ora noi non siamo protagonisti. Non so che cosa succedera’ – ha continuato – ma per noi la situazione che c’era prima era perfetta perche’ il fatto che ci siano altri competitor e’ un bene”. Il Consigliere di amministrazione di Mediaset ha auspicato che la situazione di Dahlia ”trovi una soluzione, pero’ – ha ribadito – su questo i protagonisti non siamo noi ma Dahlia, La Lega Calcio, il governo e Telecom”.

Infine, la Nieri ha commentato le voci secondo cui dietro la crisi di Dahlia ci sarebbe la mano di Mediaset: ”Smentisco assolutamente che siamo stati noi a farli fallire”.

Occhi irlandesi sul rugby italiano

Ok, è in inglese, ma se avete un po’ di pazienza val la pena di leggerlo: che a volte un occhio distante vede le cose meglio di uno vicino. E magari non vede tutto nero.
Peter Bills per l’Irish Independent

A DRIVE through the heartland of Italian soccer last weekend set me thinking about Italy and rugby. Steering the car out of Milan, home of the mighty AC and Internazionale clubs, past the autostrada signs to Torino, home of Juventus, and then south, following the signs to Bologna and Parma, I seemed enmeshed in aworld of Italian soccer. So, what room is there in Italian sport for rugby? What possible hope can there be of Italy ever becoming a power in the Six Nations? What justification is there for allowing Italy to participate? Well, my answer would be plenty, for ali sorts of reasons. Let’s look firstly at the historical context. France first competed in the Five Nations Championship in 1910. They had been playing some of the individuai countries earlier than that, such as England in 1906. But it took them 17 matches before they finally beat England for the first time, 3-0 in Paris in 1927. France, in fact, didn’t win what was termed the old ‘International Championship’ outright until 1959, although they did share it in 1954 and 1955. These statistics do have relevance. Italy were admitted to the tournament in 2000 and have endured a similar struggle to that of France in their early years, having lost 47 of their 55 matches played so far. Nor is there much solace to be found for Italian clubs in the Heineken Cup. Benetton Treviso lost ali of their six matches in Pool 5 of this year’s tournament, the last a 62-15 flogging by Leicester last weekend. Aironi, who play in Viadana where I went last weekend, did win one game in Pool 4 – a shock 28-27 victory over Biarritz – but it nappe ned only because the dozy French club never turned up mentally on the day. Apart from that, Aironi got hammered from pillar to post by Ulster, Bath and Biarritz in France. We can fully expect a similar outcome when Italy play in their 12th Six Nations tournament, starting at the end of next week against Ireland in Rome. Italy have never beaten Ireland and they won’t do so this season either. But the Italians have beaten Wales and Scotland already in past Six Nations games and they will challenge them again this year. But do we judge Italy solely on results? Or do we look at other issues to justify their presence at the top table? I sugge st the latteris appropriate. In one sense, Aironi last weekend was no different to any other Italian rugby set-up. They offer a warm, genuine welcome to all-comers; they smile, they seek to help you and they make you feel good about being there. Are these not some of the great traditional values of rugby football? You need a seat inside the press box rather than outside? Don’t worry, someone will stand at the back while you use theirs. You can’t get the internet working from the media area? Not a problem. Come into the club offices and use our internet cables. Half an hour after the finish last weekend, every visiting journalist from Ireland was seated in the club’s office, filing from the line. They offer you coffee, a pleasant chat and friendship. Old fashioned? Sure. But what’s wrong with that? Better than the surly expressions you get at some grounds in other countries.

Facilities at Rome’s Stadio Flaminio are ordinary in the extreme for the working media but there’s nothing substandard about the greeting you get from Italian rugby men. It’s as though they understand implicitly the values upon which this great game was forged and are determined to do their bit to uphold them, even if they may be slipping away elsewhere. Men like Nick Mallett, Italy’s coach, insist that the presence of two Italian sides in the Magners League and Heineken Cup will have a long-term, positive effect on Italian rugby. However, he also warns it will not happen overnight and that is understandable in a land stili dominated by soccer. But sometimes you have to consider other factors in an equation. Sure, I’d like to see Italy play at least one of their Six Nations home games in Milan, at the San Siro, which is so much closer to their rugby heartland. It’s a sensational atmosphere too. But the Italians bring many attributes to the Six Nations. Enthusiasm, joie de vivre and rugby’s old fashioned courtesies are just some of them. For me, the tournament is e

Dahlia verso il “salvataggio”. Tutto ok per il calcio, ma il rugby?

La Gazzetta dello Sport di oggi. La firma è di Antonello Capone

Le tappe sono forzate, gli incontri proseguono anche di notte, la navetta Milano-Roma è continua. Fosse stata un’operazione normale si sarebbe persa tra mille riunioni e assemblee, visto che è eccezionale e in tempi strettissimi sta venendo a meraviglia: la Lega Serie A sta salvando Dahlia Tv, messa in liquidazione dopo il dietrofront del magnate svedese Wallenberg e ne sta facendo un vero e proprio investimento, fondando la prima tv della Lega. Una rivoluzione perii calcio e la tv, ma anche per il mercato dei diritti. La delegazione della Lega guidata dal presidente Maurizio Beretta e composta da Marco Bogarelli (Infront), Bruno Ghirardi (legale) ed Ezio Maria Simonelli (commercialista) ha già ottenuto Ok fondamentali dopo la delega a trattare dell’assemblea di venerdì (si riunisce anche il 28 e il primo febbraio) : dall’autorità garante della concorrenza e del mercato (Antonio Catricalà: «Tutelare gli abbonati»), al ministro delle attività produttive Paolo Romani, al liquidatore Mauro Paolini. Ora trattative con Gabriele Galateri di Genola, Franco Bernabè e Giovanni Stella di Telecom, socio Dahlia e concessionario rete di trasmissione. Supercoppa io Cina 3 anni La Lega affitterebbe il ramo d’azienda di Dahlia con marchio, diritti Tv (esclusiva per il digitale terrestre di 8 club per 2 anni) e gestione totale della tv, con personale quasi tutto di Filmaster. Entro due anni l’acquisto. La tv della Lega garantirebbe la concorrenza sul Dt; tutelerebbe i 270 mila abbonati ed eviterebbe la class-action; salverebbe buona parte dei 50 milioni di diritti che deve avere la A (21,5 quest’anno in cui ne ha già presi 8,5 e 30,5 quello venturo) e i soldi per la Lega B (Abodi ha ricevuto 1,5 su 9). La Lega infine si smarcherebbe dalle morse di Sky, Mediaset e Rai. Direbbe: considerate cari i diritti per A, Coppa Italia, Supercoppa? Okay, ce li teniamo e trasmettiamo su Dahlia… Beretta ha anche raggiunto l’accordo con per far giocare la Supercoppa per altri tre anni in Cina. Lascerà per diventare top manager UniCredit con questi nuovi colpi.

Rugby e tv: una idea che potrebbe funzionare

Da Solorugby

Come superare l’impasse sui diritti tv legati al rugby italiano? Noi lo abbiamo chiesto all’aquilano Ugo Colista, attualmente regista televisivo per i match di Aironi e Treviso in Celtic League. L’idea, all’avanguardia per questo Paese ma non per questo da scartare a priori, è la seguente: “Dovrebbe essere la Fir a fare da ‘host broadcaster’ (in sostanza ad accollarsi la produzione, ndr) dei match italiani di campionato, Celtic e coppe europee, distribuendo poi il segnale a un’emittente assolutamente in chiaro con cui raggiungere un accordo di partnership. E se proprio il massimo organismo italiano per la pallovale non potesse, rivolgersi agli imprenditori ‘amici’ o semplici sostenitori di questa disciplina in Italia. Costoro potrebbero così finanziare pacchetti vendibili alle emittenti”.
Dunque arrivare ad una sorta di rugby tv che proponga partite ma anche approfondimenti e servizi vari. “Oggi, vedi anche la vicenda Dahlia – prosegue il regista – potrebbe essere un’opzione valida”.
Secondo Colista, infatti, “è tanta la ‘fame’ degli appassionati. Basti notare i contatti che fa segnare il canale YouTube in cui vengono inseriti settimanalmente gli highlights delle partite, oppure l’elevato numero di utenti che guarda gli stessi video sul sito della Celtic. Immaginate il possibile scenario se la stessa cosa fosse disponibile su una rete in chiaro…”.
Seguendo tali logiche, in effetti, è stata ad esempio possibile la creazione di Supertennis, canale di proprietà della Fit, e di tante sinergie che SportItalia ha messo in atto con altre federazioni sportive. In questo caso, però, sarebbero gli sponsor i veri protagonisti. Qualcosa più di un marchio su una maglietta di gioco: in due parole immagine e comunicazione. Ciò che serve come l’aria al rugby italiano.

Dahlia Tv, tutti preoccupati per la palla. Ma solo quella rotonda

Da Businesspeople.it

Mancati introiti pari a 21 milioni di euro mettono in crisi otto squadre di serie A. In crisi soprattutto il Cagliari per il quale l’emittente televisiva è anche sponsor

La messa in liquidazione di Dahlia tv scuote il mondo del pallone. Lo spegnimento delle trasmissioni, fissato per il prossimo 31 gennaio, potrebbe significare per la Lega di Serie A mancati introiti per almeno 21 milioni di euro. Otto sono le squadre di serie A del quale l’emittente controllata dalla svedese Airplus (e partecipata da FilmMaster Television e TiMedia) detiene i diritti per la trasmissione sul digitale terrestre: CagliariCatania,CesenaChievo, Lecce, ParmaSampdoriaUdinese. La situazione più critica per la squadra sarda del quale Dahlia tv è anche sponsor. Per cercare di ovviare a questa situazione si è tenuta venerdì pomeriggio un’assemblea straordinaria della Lega di Serie A dai risvolti clamorosi. Chiare le parole di Maurizio Beretta, presidente della ‘confindustria’ del pallone, che ha dichiarato come tutti i soggetti coinvolti nella vicenda siano coscienti “della necessità di non spegnere il segnale”. Ribadendo che “la volontà della Lega è la tutela dei crediti legittimi e della continuazione della messa in onda delle partite delle 8 squadre della massima serie di calcio in capo a Dahlia”. Il presidente ha poi spiegato che sul tavolo “ci sono tante eventualità e possibilità” e che quella, clamorosa di diventare produttori “è una delle tante teoriche ipotesi che vanno valutate nel merito. Il nostro obiettivo è di tutelare i crediti per la continuità delle trasmissioni”.
I 21 milioni circa che Dahlia deve per i diritti tv non sono in capo solamente alle 8 squadre coinvolte, ma rientrano negli 850 milioni circa dei diritti tv generali.