L’Italia che se la racconta: il Tinello di Vittorio Munari danza su un mood azzurro

Trovare sempre e comunque un motivo per dire che tutto sommato le cose non vanno poi così male. Uno sport molto diffuso dalle nostre parti, intanto gli anni passano e il movimento si muove poco o nulla. Cosa ci lasciano i test-match di preparazione alla RWC 2019 finora giocati… Palla a Vittorio!

29 pensieri su “L’Italia che se la racconta: il Tinello di Vittorio Munari danza su un mood azzurro”

  1. D’accordo con quello che dite. Sulla partita quello che inizia a essere un po’ difficile da accettare è di subire in maniera così plateale dal punto di vista fisico. Non voglio credere che i nostri non riescano a portare un placcaggio e/o fare un avanzamento (Zanni e Polledri lo hanno dimostrato). Voglio pensare che sia una questione mentale, forse al risparmio, però a questo punto preparatevi con gli USA e Uruguai che forse evitiamo di fare certe figure. Dopo la meta presa in 15 contro 13 ho spento perchè a questo livello sono cose inaccettabili. Non mi aspetto di poter essere una nazionale sempre vincente, ma un avversario contro cui nessuno vuole giocare perchè” “alla fine vinco ma mamma mia che fatica” questo si….tantè che l’aveva promesso pure Cos..

  2. Buongiorno egregio PW, credo saremo parecchi ad accodarci al commento di Munari sulle tue vacanze…😊
    Come sempre rubrica interessantissima, piena di spunti di discussione. Possiamo parlare a lungo del ct, delle sue scelte -sicuramente ha gli uomini contati, ma cosa ha fatto per cercare ad esempio alternative a 9?- e delle sue competenze -continuo a dire che come allenatore non mi piace proprio e piu’volte ha dato impressione di leggere male la partita, ma come professionista del rugby non mi permetto di proferir parola, ci mancherebbe-.
    Pero’…pero’ riguardo il giustissimo discorso riguardo la miope ottica del rugby italiano mi sembra siate rimasti un po’ a meta’ del guado. Quindi? Cosa si puo’ fare, rimanere cosi’, oppure quali sono le alternative?

    1. Personalmente – credo forse con un po’ troppo di pessimismo e disfattismo – vedo poche alternative per il nostro rugby.
      Ripartire dal basso, punto. GIovanili e allenatori per produrre non la prossima generazione (i prossimi U18), ma quella dopo. L’unico problema è sopravvivere fino ad allora, sperando che ci diano ancora soldi.
      L’unica cosa positiva che vedo all’orizzonte è il Benetton, ma abbiamo già parlato di come sia un unicum poco ricreabile nel panorama italiano. Godiamoci la crescita del club e speriamo crei un “traino” da mezzo miracolo per il sistema.
      Poi ha ragione Munari, Co’S è più intelligente e competente del nostro sistema, è può far molto poco.

      1. “Co’S è più intelligente e competente del nostro sistema, è può far molto poco”.
        Il punto è che qualcuno se lo “era venduto” come salvatore della patria rugbystica e spot pubblicitario in vista delle imminenti elezioni. E chi faceva notare che il problema era a monte veniva tacciato di essere un menagramo disfattista.

  3. discorsi triti e ritriti conditi in tutte le salse, anche parlane non è più interessante…
    quanto al mondiale, se l Italia finisse il girone con 11 punti avrebbe cmq raggiunto un ottimo risultato. Il punto bonus potrebbe essere difensivo oppure offensivo pur perdendo 100 a 22.
    Il rugby purtroppo è uno sport troppo chiuso, ci sono squadre che viaggiano a velocità super soniche e squadre che ancora vanno su una rotaia. Bisogna farsene una ragione. Anche il gridare allo scandalo ha lasciato il tempo che trova, in Italia è uno sprt che interessa a 4 gatti, i dati auditel di queste ultime partite sulla Rai ne danno conferma.

  4. D’accordo con pezzi di quanto scrivono sia Mr Ian, che massimiliano e Geo qui sopra, cosi come con quello che dice Munari
    Il nostro rugby è questo, non siamo di questo livello e stop. Da più fastidio (almeno a me) che per 20 anni ce la siamo cantata come se fossimo “arrivati” e invece abbiamo buttato via tempo e soldi a gogo. Come commentavo a Fumero, son più stanco che arrabbiato. Solo che se anche i 4 gatti che vedono il nostro rugby si stancano…
    Il rugby è uno sport che necessità di programmazione e pazienza, che non vuole proclami roboanti ed è spudoratamente “onesto”, cose che ahimè si sposano poco con gli approcci delle federazioni italiane (non solo la Fir).
    Ad un certo punto stufa anche l’ottimismo costante di O’Shea, che però mi chiedo che cosa debba fare. E’ qui per fare il suo lavoro da professionista, ma non può certo dire “ragazzi, siete scarsi”, come fece Mallet. Poi come dice @geo, accetto poco anche il fatto che vedo dei giocatori che a rugby non giocano (non placcano, passano male, fanno a sportellate senza senso), perchè non ci credo che non possano fare di più.
    Al mondiale sarà la solita “2 vittorie con chi ci sta sotto” (vediamo quanto ampie) e due sofferenze annunciate con gente che sta al livello RWC.

    1. Gori in un’intervista di qualche giorno fa su rugby meet diceva che una trentina dei suoi nuovi compagni di squadra potrebbero giocare nel Benetton; forse esagerava ma da idea della profondità del rugby francese e della qualità della nostra Italia.
      Dei nostri 31 convocati al mondiale non so quanti potrebbero giocare titolari in Franca e Inghilterra (Polledri, Minozzi vedremo, Campagnaro in 2-3 anni il titolare non lo ha fatto mai, Steyn?) una decina potrebbero stare in squadra e gli altri sarebbero da destinare alle serie minori.
      Come si debba fare per migliorare le competenze dei nostri giocatori non è un problema che io sia in grado di risolvere, ma è lì che bisogna investire energie e denaro

    1. Sulla base di cosa hai questa sensazione? Sulla carta entrambe le squadre sono più scarse della Russia. Il Canada ha perso in casa dal Leinster senza nazionali.

      1. Beh l’Italia in casa del Leinster senza nazionali ci deve ancora vincere.
        Il Benetton (che a volte sembra un’Italia con qualche straniero forte) se la suda parecchio in casa del Leinster anche quando non schiera i nazionali.

  5. LiukMarc, ti quoto su tutta la linea. Quello che anche a me ruga di più è che, se avessimo approfittato dell’abrivio dell’ingresso nel 6N, probabilmente saremmo a commentare un’altra situazione.

  6. “Non è che se venga un altro i giocatori cambiano marcia”. Speriamo che lo abbiano capito anche tutti quelli, parecchi, che invece pensavano il contrario con l’arrivo di questa mitica triade. Che non c’è neanche più mi pare, come al solito e come con tutti i predecessori è rimasto uno solo a fare il parafulmine fantozziano. Solo che sono spariti dai radar anche tutti sti fanboy, o fan-qualcosaltro con le loro granitiche certezze.

    1. se penso che per un paio di settimane sembrava quasi certo il cambio di guida tecnica…
      un altro come COS adesso non lo troviamo piú di certo: 4 anni di esperienza del nostro movimento, parla l’italiano che serve per farsi capire, ha un’idea di come procedere dopo il mondiale quando in parecchi molleranno e andranno rimpiazzati (esperienza e leadership cercasi)
      ho sempre paura che qualcuno in cima pensi ai possibili vantaggi nel tenerlo e per questo lo mandi via

    1. Comunque COS ha terminato con l’Italia è i fenomeni hanno preso oltre a FS un inglese. Così per dire…..
      Il nome a breve

      1. La colpa non è di O’Shea ma se Mallett avesse avuto carta bianca (collaboratori, consulenti, preparatori) quanto lui ci staremmo probabilmente raccontando un’altra storia…
        sull’efficacia del pro14 in ottica nazionale sono scettico: la scelta fu fatta per evitare di arrivare con i giocatori bruciati agli appuntamenti internazionali… ora si arriva con i giocatori addormentati, con il posto prenotato e una quantità di caps internazionali assolutamente incomparabile con la concorrenza delle altre nazionali maggiori…
        pur con la gioia di vedere le più belle squadre europee (o almeno le loro maglie, visto che spesso i titolari restano in patria) venire a giocare a Treviso devo ammettere che preferivo quando avevamo giocatori sparsi tra Saracens, SF, Racing, Castres…

        ciò detto, e pur non apprezzando la narrazione Oshiana degli ultimi anni, preferirei tenere lui a riorganizzare il sistema che prendere un altro che non sappia che pesci pigliare… tanto la soluzione l’hanno già portata a casa, è già scritto che se COS non firma FS diventa HC…

        non so chi sia l’inglese di cui parli tu, so solo che la filiera produce troppi pochi virgulti rispetto agli investimenti fatti e, quei pochi, come dice Munari, vengono sopravvalutati da subito anziché stimolati a lavorare per migliorarsi (posso dire “Licata” senza che nessuno si offenda?), senza contare quanto sia controproducente per la base investire sui giovani quando alla fine i frutti li raccoglie sempre e solo chi si trova sul chiaro percorso (Accademia Calvisano Zebre)…

        senza gli import (dio abbia in gloria i Negri e i Polledri, italian sounding ma di formazione inglese), gli Steyn Hayward Sisi (!) non avremmo neanche modo di competere quel poco con le tier 2…

        peraltro le accademie funzionano talmente bene che dopo aver pescato iil mm in inghilterra abbiamo già avviato il processo di italianizzazione di Brex via seven, ci stiamo segnando le date per Ioane e per ogni altro acquisto azzeccato che passi per il nostro suolo italico…

        d’accordo con Munari, il CT della nazionale è l’ultimo dei problemi…

        amici veneziani hanno avuto modo di vedere la nazionale inglese da vicino qui a luglio… squadra composta non solo da studenti e liberi professionisiti ma anche dal sottoproletariato, gente che ha fame di migliorare la propria posizione sociale anche tramite il rugby…
        temo che la nostra nazionale sia invece troppo borghese, troppi petrarchini e troppo pochi “tarvisium”…

  7. Siamo in 4 gatti ma io non mi stanco… anche se comprendo perché Ravagnani ed un collega italiano si misero a dialogare in francese in sala stampa durante la batosta contro gli All Blacks al mondiale 1999. Il rugby italiano non è stato capace di salire sulla locomotiva del 6N e, onestamente, al di là della singola partita, il divario con la Francia è lo specchio della distanza tra i due movimenti. Peraltro (e sia ben chiaro che non lo dico per giustificare la colpevole incompetenza mostrata, a vari se non tutti i livelli, dalla FIR in questi decenni), il divario che abbiamo accumulato con le dieci maggiori squadre del ranking è lo specchio del nostro Paese, nello sport ma vorrei dire non solo. In questi giorni si parla molto dei mondiali di basket, ai quali l’Italia è tornata a giocare. Ebbene, solo gli addetti ai lavori sanno che l’under 20 maschile ha rischiato di retrocedere ai campionati europei, terminando tredicesima; mentre l’under 18 è terminata nona (bravi gli under 16, terzi). Europei dico, mica mondiali. E in entrambi i casi dietro alla Gran Bretagna, a dimostrazione che i tempi cambiano per tutti, nel bene e nel male. Tutt’altra musica per le ragazze (et pour cause), campionesse in under 18 e under 20, quinte in under 16. E parliamo del basket, sport da giocare in cinque in una palestra, con le sue strutture e la sua tradizione. Sperare di fare molto meglio nel rugby è possibile; ma, sinceramente, poco realistico. E forse i primi a doverlo capire dovrebbero essere gli avidi di World Rugby: avete visto che ceffoni ha preso la Georgia in casa dalla Scozia? Forse dovrebbero pensare a mondiali di serie A, B e C come fanno nell’hockey su ghiaccio.

    1. La storia del basket l’ho pensata uguale oggi con dei colleghi. Li siamo messi malissimo (tra l’altro federazioni che condividono diverse cose secondo me, dalla confusione sui campionati, ai proclami roboanti, a dei presidenti che forse sarebbe meglio facessero altro, a dei risultati orribili nonostante investimenti e – almeno nel basket – anche diverso materiale interessante per un po’), e di giocatori ne servono 5, con una palestra. Se facciamo fatica a trovare loro, figuriamoci 15 in un campio d’erba.
      Ripeto quanto detto sopra, senza programmazione, pazienza e investimenti che si sa avranno frutti tra 3-4-10 anni (inglesi docet) non si va lontano.

    2. I risultati della Nazionale miglioreranno quando i giocatori smetteranno di fare la cosa sbagliata nel momento sbagliato.
      La partita contro la Francia è stata emblematica in questo senso.
      Alla mezz’ora si poteva essere, senza fare niente di speciale, avanti di almeno 10 punti.
      La prima meta Francese nasce da un calcio eseguito molto male da Tebaldi, che ha consentito ai nostri avversari di attaccare nelle migliori condizioni.
      Quando eravamo 15 contro 13 con possesso palla a pochi metri dalla linea di meta Francese, Minozzi ha scelto di provare un off-load sconsiderato alla cieca che ha cambiato l’inerzia della partita. Ruzza ha vanificato un paio di azioni potenzialmente interessanti con degli in avanti inopinati.
      Si tratta di giocatori bravi che hanno fatto vedere di poter giocare tranquillamente ad alti livelli, per questo certi errori sono incomprensibili.
      L’allenatore c’entra poco o nulla, perché può dare indicazioni prima della partita, ma le scelte di gioco vanno prese sul momento e troppo spesso i nostri sbagliano decisione

  8. Io non credo che siamo rimasti fermi rispetto a 7-8 anni fa, ma siamo perfino peggiorati. Lo dicono i risultati, dato che qualche partita con Scozia e Francia la vincevamo, e lo dicono i giocatori: i Parisse, Perugini, Castro, Lo Cicero, Bortolami, Masi, ecc. ricevevano ingaggi da club inglesi e francesi di primo piano, quelli di oggi riscuotono minore interesse. Lo stesso Gori ha dovuto accontentarsi del ProD2 e parliamo di un ragazzo che a 29 anni dovrebbe essere nel pieno della maturità. Vedremo cosa succederà con Minozzi e Campagnaro. Loro sono la punta dell’iceberg di un sistema che fa sempre più fatica a formare ragazzi che siano competitivi a livello internazionale, che ne riescano a reggere i ritmi, l’intensità e le esigenze tecniche. I ragazzi come Ruzza dovrebbero essere il prodotto di quelle riforme sbandierate dal settore tecnico una decina d’anni fa. E’ il caso di dire che la montagna, finora, ha partorito il topolino. Alcuni si sono persi per strada lungo il tragitto, altri non sono mai neanche arrivati a sfiorare il livello sperato. Ecco perchè in molti ruoli – tallonatore, seconde, mediana – siamo in affanno. E a molti di loro, come sottolinea Munari, a 18-20 anni viene raccontato che son dei campioni predestinati, invece di raccomangargli di lavorare sodo ‘che ancora hanno tutto da dimostrare.

    1. si ma oggi molti giovani vengono trattenuti nelle franchigie italiane ed anche per questo non vanno all’estero. Secondo me è una mancanza di mentalità nella filiera rugby a fare la differenza con le altre Union, mentalità di formazione nelle società ma questo dovrebbe essere la FIR a risolvere le lacune le singole società hanno difficoltà a formare allenatori veramente di livello a volte per mancanza di background..

  9. Anch’io faccio parte degli appassionati consapevoli che il nostro livello è questo… ero ragazzo all’epoca del nostro ingresso nel 6 nazioni e seguivo il tutto molto più ingenuamente. La vera domanda che mi pongo adesso è se davvero il nostro livello fosse mai stato adeguato a quello richiesto, e sinceramente credo che non lo sia mai stato nonostante leggo e sento molti nostalgici dei tempi andati. Tutti gli sport sono fatti di tradizione e questo nel rugby e ancora più determinante, basti pensare al calcio che nonostante sia giocato a livello planetario con numeri enormi alla fine i mondiali li vincono le solite 5-6 squadre e sono 100 anni che si fanno i mondiali. Nel rugby sono in lizza sempre le solite 3-4 squadre ed il livello di chi segue diventa abissale man mano che si scende la classifica.
    Questo ragionamento per dire che se vogliamo continuare a giocare questo sport ci vorranno lustri prima di vedere forse competitive più squadre, per di più con l’attuale politica di WorldRugby.
    Negli anni 90 ci siamo illusi di aver raggiunto un livello accettabile perché avevamo un campionato nazionale “di livello” perché dopato dagli ingaggi illegali, eravamo sostanzialmente l’unico campionato pro in mezzo ad un mondo amatoriale e questo ci ha permesso di avere oriundi a disposizione e campioni che alzassero il livello anche dei nostri.
    Come il mondo si è normalizzato verso il professionismo siamo tornati ad essere ai margini delle attrattive e l’onda lunga la vediamo ancora oggi, il movimento che se ne dica è sempre stato a questo livello, anzi forse negli ultimi 10 anni qualcosa si è finalmente mosso, ma il confronto con chi ci sta davanti è e rimarrà abissale forse per sempre.
    Questo non giustifica le scelte di una federazione che ha avuto molti soldi per provare a fare qualcosa, ma che comunque rimane lo specchio di tutto il movimento che dopo il “doping finanziario” degli anni 90 non ha mai saputo reinventarsi e fare tesoro tecnico-formativo di quello che aveva avuto a disposizione.

  10. centra un po’ come i cavoli a merenda, ma sono l’unico sorpreso per il silenzio tombale della comunicazione FIR dopo il disastro di venerdi con i Blues?

  11. Consoliamoci che almeno non si sono fatti troppo male con la Francia. Se sopravvivono anche al prossimo fine settimana sarà già metà dell’opera.
    Aspettando il 2023.

  12. sapendo il know how di munari, parto dal presupposto che ha sicuramente ragione lui, ma continuo a pensare che il nostro livello non sia questo, chiaro che non penso di poter vincere il 6N o avanzare ai mondiali con un girone come quello che abbiamo, ma poter pensare di veleggiare intorno al 4° posto al 6N, magari anche per demeriti o crisi altrui, magari piazzando qualche 3° e prendendoci i nostri sacrosanti 5′ e 6′ posti, come riuscire a giocarci il passaggio ai quarti un mondiale sì e uno no, sognando una semifinale partendo da underdog per qualche strana congiunzione astrale, quello sì; io continuo a pensare che ai nostri, più che il tasso tecnico, inferiore indubbiamente alle altre potenze rugbystiche, manchi la vis pugnandi che nel rugby è alla base di tutto il discorso, cosa che nessuno staff, se non forse kirwan e mallet, che però avevano un tasso tecnico e fisico inferiore tra le mani, ed una coperta che, se adesso è corta, allora era il lenzuolo del letto della barbie, riesce a tirar fuori da questi ragazzi, basti vedere benvenuti in due partite “simili”, contro l’irlanda (B, C, sperimentale o come vogliate definirla, ma tanti dicevano che noi ci leccheremmo i baffi a poter schierare una nazionale con quella potenza di fuoco, quindi già un bel test) emerge come uno dei pochi a sembrare in grado di reggere il confronto ed il livello, placca, propone, corre, etc etc, contro la francia entra e scompare dopo 2 minuti come se fosse un ragazzotto di una serie inferiore capitato là per caso, completamente spaesato… ha avuto un’involuzione tecnico/fisica in 3 settimane o c’è qualcos’altro? non posso credere che le squadre che ci hanno portato pian piano al 6N battendo o scontrandosi alla pari con le home unions ai tempi che furono, fossero infarcite di italici ed autarchici talenti supportati dalla miglior legione straniera mai vista in italia, mentre ora non siamo più in grado di costruire un giocatore e chi arriva da noi dall’estero sia un senzatetto che gioca a rugby per potersi fare una doccia calda 3 volte la settimana e mangiare al terzo tempo, si può aver sbagliato tanto, prima ed ora, nel selezionare i migliori e portarli al professionismo, per carità, ma non si può credere che, appunto, dei pro siano così disarmati contro degli avversari che fanno il loro stesso mestiere, e non di un paio di squadre, ma di tutte e 9 le altre nazioni che usano, all’incirca, il nostro stesso sistema e che tra loro hanno equilibri liquidi

  13. Anch’io faccio parte degli appassionati consapevoli che il nostro livello è questo… ero ragazzo all’epoca del nostro ingresso nel 6 nazioni e seguivo il tutto molto più ingenuamente. La vera domanda che mi pongo adesso è se davvero il nostro livello fosse mai stato adeguato a quello richiesto, e sinceramente credo che non lo sia mai stato nonostante leggo e sento molti nostalgici dei tempi andati. Tutti gli sport sono fatti di tradizione e questo nel rugby e ancora più determinante, basti pensare al calcio che nonostante sia giocato a livello planetario con numeri enormi alla fine i mondiali li vincono le solite 5-6 squadre e sono 100 anni che si fanno i mondiali. Nel rugby sono in lizza sempre le solite 3-4 squadre ed il livello di chi segue diventa abissale man mano che si scende la classifica.
    Questo ragionamento per dire che se vogliamo continuare a giocare questo sport ci vorranno lustri prima di vedere forse competitive più squadre, per di più con l’attuale politica di WorldRugby.
    Negli anni 90 ci siamo illusi di aver raggiunto un livello accettabile perché avevamo un campionato nazionale “di livello” perché dopato dagli ingaggi illegali, eravamo sostanzialmente l’unico campionato pro in mezzo ad un mondo amatoriale e questo ci ha permesso di avere oriundi a disposizione e campioni che alzassero il livello anche dei nostri.
    Come il mondo si è normalizzato verso il professionismo siamo tornati ad essere ai margini delle attrattive e l’onda lunga la vediamo ancora oggi, il movimento che se ne dica è sempre stato a questo livello, anzi forse negli ultimi 10 anni qualcosa si è finalmente mosso, ma il confronto con chi ci sta davanti è e rimarrà abissale forse per sempre.
    Questo non giustifica le scelte di una federazione che ha avuto molti soldi per provare a fare qualcosa, ma che comunque rimane lo specchio di tutto il movimento che dopo il “doping finanziario” degli anni 90 non ha mai saputo reinventarsi e fare tesoro tecnico-formativo di quello che aveva avuto a disposizione.

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