Siamo uomini o gufi? Sulla difficoltà di occuparsi di rugby in Italia

Un articolo che mette assieme un po’ di statistiche del Sei Nazioni da quando esiste a oggi, alla vigilia del kick-off del torneo e subito arrivano puntuali arrivano alcune sottolineature che però partono dalla prospettiva del tifoso. Legittima, ma non l’unica possibile

Sempre più spesso si chiede ai giornalisti, agli addetti ai lavori, di “essere ottimisti” e di “tenere presente dei passi avanti che si sono fatti”. Quasi che il sottolineare la condizione oggettivamente molto difficile in cui versa il nostro rugby sia una specie di crimine di lesa maestà, come se il rilevare le criticità che da davvero tanti anni affliggono il nostro movimento comporti un non riconoscimento degli sforzi che vengono fatti da dirigenti, tecnici e giocatori. Una specie di ode al gufare.
Beh, non è così.

Dire che oggi il nostro ct ha a disposizione qualche opzione di scelta in più quantomeno in certi ruoli è vero, ma i tremila punti incassati in 18 anni di Sei Nazioni (una media di 166 a torneo, 33 a partita) rimangono tutti. Soprattutto: una cosa non esclude l’altra. E sorvoliamo sulla quantità (la qualità lasciamola pure da parte) delle opzioni in più che hanno prodotto nello stesso lasso di tempo gli altri movimenti.
Si dice che Zebre e Benetton hanno invertito la rotta ed è indubbio che ci sono stati miglioramenti rispetto alle ultime stagioni: rimangono comunque parecchie criticità (diverse tra loro a seconda delle due franchigie) e quando le avversarie fanno davvero sul serio le nostre soffrono terribilmente o non riescono a tenere il ritmo. E non si può non sottolineare che le ultime annate erano praticamente da dimenticare, non un dettaglio. Ancora una volta: rilevare le difficoltà non significa dimenticarsi delle buone notizie, semplicemente le prime sono decisamente più numerose delle seconde. Magari fosse il contrario.

Nessuno sta chiedendo la luna o miracoli che possano concretizzarsi in un paio di stagioni ché sappiamo tutti che i tempi sono e saranno lunghi. Però il rilevare le cose buone che sono state messe in pratica o il fatto che oggi c’è una direzione tecnica che ha le idee chiare sul da farsi (attenzione però a non ricordare quanto c’è voluto per arrivare a una condizione di assoluto buon senso, che altrimenti passi per il corvaccio del malaugurio…) non può e non deve precluderci la riflessione sul fatto che ci siamo messi alle spalle solo qualche mese fa quello che è considerato da tanti come il nostro peggior Sei Nazioni di sempre. E che per quanto si sia fatto dalle nostre parti il gap tra il nostro movimento e quello dei nostri avversari del Sei Nazioni nel corso degli anni si è nel complesso allargato perché gli altri corrono tutti molto più forte di noi. E’ vero che chi si accontenta gode, ma chi gode è sicuramente più contento.
Vedere solo le cose negative è un errore, vedere solo quelle positive è stupido. E deleterio. Un tifoso lo può anche fare, un giornalista o un addetto ai lavori no. Anche se in queste due ultime categorie si trovano alcuni tra i tifosi più appassionati in circolazione.

32 pensieri su “Siamo uomini o gufi? Sulla difficoltà di occuparsi di rugby in Italia”

  1. Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono..

    Galileo Galilei

  2. Innanzitutto Buongiorno Paolo,

    “Vedere solo le cose negative è un errore, vedere solo quelle positive è stupido.”
    Il realismo è cosa che la statistica sul lungo periodo raccoglie bene, come già scritto ieri da altri colleghi utenti

    le statistiche e i freddi numeri vanno analizzati e contestualizzati, quindi:

    -il peggior 6N di sempre è targato O’Shea ma tant’è che molti, io per primo, danno fiducia incondizionata all’irlandese
    -la stagione di zebre e treviso è migliore di quelle precedenti, ma si dovrà aspettare le conferme della prossima stagione per capire se è un fuoco di paglia dovuto all’entusiasmo e alle novità introdotte da COS o il prodotto di modifiche strutturali pensate per perdurare nel tempo
    -si deve pensare, convincersi e rassegnarsi che per cambiare rotta non basterà spostare il timone perchè incastrato da decenni di lotte interne e campanilismi, si dovrà scendere dalla barca e nuotare tutti assieme per raddrizzare la rotta; questo non sempre sarà possibile, alcuni nuoteranno e spingeranno meglio e in maniera più convinta, alcuni si stancheranno a metà manovra e altri ancora resteranno sulla barca facendo forza opposta sul timone, è nella natura delle cose e queste riforme radicali prenderanno tempo che dovremo avere pazienza di aspettare

    detto questo FORZA ITALIA sempre comunque e dovunque

    1. scusa, già hai un nome che evoca tristi figuri, poi chiudi così, in campagna elettorale poi…forse il problema del rugby italiano, forse, è che troppi si credono migliori degli altri, più furbi, più competenti e via discorrendo. Qualcuno che di sport e di Italia ne sa parecchio mi ha detto che in fondo in questo momento il rugby è lo specchio dell’intero paese. Basta con la metafora della barca, non funziona ed è diventata una scusa, una bella presa in giro con cui scaricare le colpe, c’è gente che va buttata a mare e basta. 🙂

      1. quali sono le attuali eccellenze italiane?

        ci sono federazioni che alla prova dei numeri stanno lavorando bene: penso alla ginnastica e soprattutto al nuoto, discipline in cui storicamente inseguivamo gli altri e dove invece da dieci anni a questa parte continuiamo a proporre nuovi campioni… la scherma continua a fare il suo…

        vero è che negli altri sport in tanti si sono affacciati al professionismo e mentre noi camminiamo (spesso all’indietro), altri corrono: per caso vi ricordate qualche ciclista sovietico degli anni ’80 e ’90? ora tra colombiani, kazaki, sloveni e slovacchi persino in uno sport in cui gli eccellenti eravamo noi non si porta più a casa niente… canottaggio? sci? pugilato?
        a pallavolo abbiamo dominato per anni: ora le prendiamo pure dall’Iran…
        quanti bambini giocano a basket mentre in serie a sono tutti stranieri?
        la nazionale di calcio non è in grado di qualificarsi al mondiale, parliamo dello sport in cui esportiamo i migliori tecnici al mondo, con una base giovanile pressoché infinita e con il massimo appeal mediatico…

        possiamo aspettarci che il rugby dei poveracci faccia meglio? mi verrebbe quasi da dire che stiamo sovraperformando 🙂

        il materiale è quello che è: figli (spesso unici) di trentaquarantenni urbanizzati ed appagati dalla vita, senza obiettivi perché tanto la nostra è una società immobile… non ti riscatti né con il lavoro né con lo sport, meglio tentare la via del reality o del talent show…
        per tanta gente il mondo digitale costa meno e sembra meno pericoloso di un campo da rugby…
        lo sport non è un valore per molti agenti socializzatori, genitori ed insegnanti in primis, spesso viene visto come un ostacolo alla realizzazione professionale e spesso lo diventa (anche ai miei tempi nei licei sandonatesi gli agonisti saranno stati uno per classe e comunque si prendevano quasi sempre almeno una materia a settembre)…

        i bambini più sani (figli di genitori giovani che lasciano loro una certa autonomia) sono i figli degli stranieri, che però spesso restano ai margini delle associazioni sportive per questioni socio economiche o culturali…

        io non so dirvi che cosa farà la nazionale italiana al 6N tra dieci giorni, ma se vado al parco e vedo i bambini giocare posso dirvi che tra dieci anni saremo in grado di qualificarci ai mondiali di cricket… 🙂

      2. progettando navi solo la barca mi è venuta in mente 😀

        la prego, non mi associ ai tristi figuri 😛

  3. il giornalista deve essere obiettivo, la positività lasciamola agli uffici stampa della federazione o agli allineati per partito preso. In Italia esiste una situazione ben precisa circa il rugby italiano, qualcosa si sta cercando di fare, su altri aspetti esiste ancora un alone di mistero che non si sa se è inadeguatezza nel prendere certe decisioni, oppure accordi politici da rispettare ad alto livello per il bene comune.
    Fatto sta che gli addetti ai lavori guardano il rugby a tutti i livelli, ed inevitabilmente fanno dei confronti, sia di tipo politico che sportivo…si cerca di non infierire, ma neanche di cercare alibi in tutto e per tutto…

  4. Quella dei gufi è una categoria del pensiero introdotta recentemente nel dibattito italiano dalla neolingua renziana.

    E sappiamo tutti che fine abbia fatto.

  5. @Flauzio: perdonami, ma ho dovuto cestinare il tuo commento. Ponevi una domanda sensata ma troppa specifica e riguardante una sola persona: sarebbe diventato una sorta di processo sommario.

      1. Sì, lo era. Perdonami ancora per i tagli ma davvero non sarebbe corretto da parte mia…
        Per quello che vale sappi che i tuoi dubbi sono anche i miei

  6. Applausi a scena aperta a Fracasso! Io aggiungo quanto segue. In primo luogo, PW questa è la triste condizione di chi scrive o parla di rugby nei media. Prima o poi arriva il momento delle battutine o dei sorrisetti per avere rimediato la solita brutta figura…mentre dall’ambiente arrivano più rimproveri che ringraziamenti. Per “spirito di corpo” tendiamo a fare quadrato verso l’esterno e a fare polemica tra noi altri. Alla fine, credo sia il modo migliore. Perché, come Fracasso mette come ipotesi, io sono davvero convinto che il rugby italiano sta ottenendo risultati non inferiori ai mezzi a disposizione. E’ uno dei temi ricorrenti su All Rugby: dal punto di vista atletico, al rugby arrivano le seconde o terze scelte – di una società civile efficacemente descritta da Fracasso. A questi giocatori, più o meno cresciuti di età, io dico “bravi!”, perché so i sacrifici che hanno fatto. Dopodiché, mi sembra che a volte siano in una situazione come quei ragazzi del 26 gennaio di qualche anno fa, che si trovavano davanti i T-34 e loro avevano le baionette (scusate la similitudine, ma dove sono io la ricorrenza è molto sentita). Certo che mi girano quando le prendiamo; o quanto mi girano…

    1. d’accordo sulla similitudine baionette-T-34, anche io sono d’accordo con fracasso su diversi punti, ma non cerchiamo troppi alibi, perché qualcosa in più si poteva fare; in questi casi porto sempre l’esempio di Benvenuti che ha imparato abbondantemente dopo i venti che a mezzo metro dal compagno, per passargli la palla, non serve una bordata di obice! E questo ragazzi i mezzi atletici li ha sempre avuti, non è una seconda o terza scelta. Hai ragione sul far quadrato contro l’esterno ma fino ad un certo punto, dipende da quanto convenga far quadrato a qualcuno. Forse di seconda o terza scelta sono i personaggi che per i propri interessi, secondo me non sempre economici, hanno portato alla situazione attuale. Poi, ammetto che io il 26 gennaio non c’ero… 🙂

  7. Se devo approvare sono più per l’analisi fatta da Fracasso che quella di Mr Ian…. questi siamo e dobbiamo cercare di fare il meglio possibile.

    1. per forza si deve essere d accordo con fracasso, è una lucida e spietata fotografia del paese. Però convieni con me che ci sono state e continuano ad esserci mancanze da parte di chi questo sport dovrebbe gestirlo ed organizzarlo al meglio…E’ vero, questi siamo e tanto possiamo fare, però cerchiamo di mettere le persone nella miglior condizione possibile di svolgere la loro attività sportiva, dal minirugby al professionismo. Inoltre punto fondamentale è che nessuno ci ha puntato la pistola alla testa per partecipare al 6N e di conseguenza al rugby che realmente conta, si pensava fosse un palcoscenico che potevamo permetterci che saremmo arrivati al livello di poterci stare, non dico di competere ad alti livelli…nel frattempo però di soldini se ne sono presi e spesi tanti, forse troppi, che altre federazioni non hanno avuto…

  8. Non si tratta di gufare od altro, i titoli ottimistici sono per ilrugby marketing che è stato abbondantemente spolpato.
    Dopo aver visto l’ Argentina a Firenze preferisco andare a vedere la serie A.

  9. Fracasso e Gysie dicono cose di buonsenso, che in gran parte condivido, ma non è sufficiente a renderle vere. Manca un elemento, secondo me… Se la gestione del nostro movimento fosse stata accurata, competente, onesta, sincera, appassionata, avreste perfettamente ragione, perché vorrebbe dire che si è tirato fuori il massimo delle poche o tante potenzialità a disposizione. A quel punto anche fossimo 30mi nel ranking non ci sarebbe nulla da dire. Ciò che infastidisce è che la gestione reale è da troppi anni impostata sui contrari degli aggettivi che ho usato, e non si può nemmeno dirlo altrimenti si pecca di disfattismo…

  10. Io non penso che il rugby abbia avuto poche risorse. In rapporto al numero dei praticanti, rispetto ad altre federazioni, ha avuto soldi a paccate e i risultati sono quelli che vediamo. Ora, dopo 18 anni di 6N, dovremmo essere contenti di che cosa, precisamente? Quali sono gli obiettivi a medio e a lungo termine di franchigie e di nazionale?
    Nelle coppe siamo l’unica federazione del Pro14 a non avere una squadra nemmeno ai quarti di Challenge.
    Quanto alle scelte a disposizione di COS, vero ce ne sono, ma non in numero incredibile rispetto a una decina di anni fa e, sotto il silenzio generale, per la prima volta sono stati schierati 4 equiparati, mentre la FIR si era, autoimposta, il tetto di 3. E già in rampa di lancio abbiamo Meyer e Brex.
    Meglio gufo che velina di regime, comunque.

  11. Mi pare si pretenda così dal tifoso di dover guardare solamente al bicchiere per tre quarti vuoto.
    Sono almeno 9 anni che seguo il rugby e di soddisfazioni ne ho avute ben poche, per non parlare di quell’anno in cui la nazionale ha scritto battuto il SAF ma a perso dopo una settimana contro le Tonga (ero all’euganeo poi)…momenti in cui i domandi seriamente se non sia i caso di tornare a fumarsi le lucky strike piuttosto che seguire il rugby.
    Comunque non so chi vi consideri gufi ma non facciamo una tragedia se poi si speri di vedere quel cambiamento tanto agognato.

  12. Io penso che il sistema politico di gestione della federazione abbia determinato poi le politiche portate avanti. Messa in modo più semplice: il presidente FIR viene eletto grazie ai voti dei presidenti dei club, voti in blocco, dove molti club piccoli non contano quasi niente, quindi il presidente per essere rieletto attua politiche che piacciono ai suddetti grandi club. Non solo, anche i dirigenti e gli allenatori hanno voti, quindi a loro è bene distribuire posizioni e poltrone in FIR. Il risultato è stato un sistema che sosteneva un campionato professionistico pieno zeppo di stranieri (fino ad 8 anni fa… pochissimo tempo) e non incentivava alla formazione. E ora paghiamo le conseguenze di questa mancanza di qualità e quantità nella formazione dei giovani.

    1. Ecco xne analisi da condividere , da sottolineare che i danni attuali risalgono a chi operava 10/20 anni fa e chi erano …… a gestire Rovigo,Padova,Treviso,Calvisano e Viadana i club più importanti ….. e la federazione accondiscendente.

  13. Per quanto riguarda i gufi:
    1) bella foto;
    2) fracasso ha fatto una foto accurata dello sport in italia: se la mamma non è casalinga e non ha tempo di portare i bimbi al club/palazzetto/alla piscina… le opzioni ricadono sulla seguente importante domanda: PlayStation, X-Box o computer?
    3) Paolo, tu scrivi quello che pensi, è il tuo blog. Qualcuno lo interpreta come gufare, ok, tutti liberi di avere opinioni. La domanda che mi viene da fare però è se aiuta informare su quanto poco vincono le squadre italiane? è utile al rugby italiano? migliora la situazione? senza questi articoli di statistiche impietose, staremmo qui a raccontarci che va tutto bene? …io, per conto mio, penso che molti si rendono conto della realtà delle cose.

    1. Sono completamente d’accordo con quello che dici e aggiungo che secondo me la dicotomia gufi – lecchini ha stufato … almeno per quanto mi riguarda. Sarebbe molto più costruttivo potersi confrontare liberamente senza l’automatica conseguenza di essere inseriti in una o nell’altra categoria. Questa divisione serve solo a polarizzare le opinioni , i pensieri e ad alimentare le chiacchiere fini a se stesse.

    2. E molti no. Da sempre buttare il sale sulle ferite e’ computo ingrato ma necessario. Grazie a PW e tutti quelli che dicono con sincerita’ e senza secondi fini quel che pensano

  14. Come al solito .
    L’azienda FIR – FIR perché la federazione ha avuto un POTERE ASSOLUTO in questi dieci e passa anni , DEVE prendersi la responsabilità di un fallimento.
    Mi fanno ridere quelli che parlano di “campanili” come se avessero o contassero qualcosa .

    In questi 10 anni sono cambiate :
    – Struttura campionati nazionali, cancellazione del Super 10 , creazione di franchigie artificiali e declassamento dei campionati nazionali
    – Struttura campionati giovanili, cancellazione del campionato Under 19/20 elite meritocratico, espulsione dei club dalla formazione avanzata
    – Creazione rete di accademie giovanili e centri di formazione a TOTALE controllo federale
    – Modifica retrocessioni/promozioni e formato dei campionati a più riprese
    – Applicazione “selettiva” dei regolamenti a seconda dei protagonisti
    – Uso politico della giustizia sportiva
    – Bilanci falsi presentati pre-elezioni e corretti solo in seguito
    – Stato economico della federazione passato da un utile importante ad un rosso plurimilionario
    – Allenatori della nazionale maggiore, giovanile e femminile.

    In TUTTE queste decisioni NON C’E’ STATO IL MINIMO CONFRONTO CON IL MOVIMENTO , anzi, molte di queste decisioni sono state prese
    senza nemmeno la consultazione del Consiglio Federale.

    E se l’unica cosa che non è cambiata : la struttura tecnica federale e soprattutto la modalità con cui si scelgono strategie , fosse proprio quella da cambiare il prima possibile?

    L’attuale dirigenza ha avuto decenni per poter dimostrare che la costruzione di una piramide DALL’ALTO fosse la scelta giusta : Non c’è un solo aspetto che non dimostri quanto sia stata e sia sbagliato questo approccio.

    Proviamo a cambiare , ma per davvero, non con un tecnico chiamato a fare il “salvatore della patria” o meno gloriosamente la “foglia di fico” a coprire le vergogne.
    Partiamo dal basso , da far crescere – INVESTENDO – la competitività di OGNI settore del nostro movimento, dalla serie C e minirugby a salire. ELIMINIAMO ogni “orticello protetto”, aprendo la competizione anche fra “franchigie” e resto del movimento . Competizione , competizione ad ogni livello .. guarda caso la ricetta della Scozia applicata negli ultimi anni , con investimenti crescenti sul rugby di base .

    1. Hai detto piu’ cose vere e giuste in questo intervento che.certi super dirigenti nelle interviste degli ultimi 15 anni. E finiamo col trovarci sempre tutti daccordo, ma in fin dei conti le cose vanno in maniera diversa. Noi non facciamo niente per cambiare lo status quo oppure tanti predicano bene e razzolano male?

  15. Leggevo recentemente, non ricordo se su questo blog, o su altro sito che la organizzazione di una partita internazionale UNDER in Friuli Venezia Giulia è stata ” delegata ” al candidato ( espressione maggioranza Fir ) ma due volte battuto dalla opposizione che ora comanda legittimamente quindi il comitato in quella regione, ( dico bene ?) e sembra tale comitato sia stato escluso completamente dalla organizzazione di quella partita …..minimo mi sembra una prepotenza .
    Mi viene in mente Bartali ( il grande ciclista )
    il quale abitualmente diceva: è tutto sbagliato è tutto da rifare.
    Fermo restando che la botte ( movimento rugbistico ) da il vino che ha ( squadra nazionale ) concordando quindi in sostanza con la teoria fracassiana, poco è stato fatto perché sto vino sia apprezzabile e ricercato.
    Dopo aver detto forza Italia ( rigorosamente OVALE ) non posso non pensare che sarà dura, amaramente dura anche quest’ anno.

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